Dopo Mastella tocca a Feltri: “Se vince Bersani mi sparo”

ROMA – La crisi politica del centrodestra è misurabile e direttamente proporzionale in base al numero degli annunci di suicidio di politici e intellettuali di riferimento? Probabilmente è un’esagerazione. Eppure, da quando Silvio Berlusconi ha iniziato a perdere una parte del suo appeal elettorale, da destra arrivano dichiarazioni che annunciano propositi autolesionistici più o meno estremi.

L’ultimo caso, in ordine rigorosamente cronologico è quello del pluri-traslocante (tra Libero e Il Giornale), Vittorio Feltri. Mercoledì 8 giugno Feltri presenzia all’iniziativa dei “servi” liberi del Cavaliere, voluta da Giuliano Ferrara. E’ il momento delle conclusioni e delle analisi politiche.

Dopo il “rituale” attacco al neo sindaco di Napoli Luigi De Magistris (“Quando i rifiuti arriveranno al terzo piano i napoletani capiranno il loro errore”), Feltri arriva elle politiche del 2013, ammesso e non concesso che il governo regga per tutta la legislatura, e spiega: “Se l’avversario è Bersani e noi nel 2013 perdiamo le elezioni io mi sparo”.

Feltri, evidentemente, non è frequentatore di Facebook e non conosce la “sorte” toccata all’europarlamentare del Pdl Clemente Mastella. Qualche giorno prima del voto comunale a Napoli, quando De Magistris era considerato solo un terzo incomodo e Lettieri era dato per vincente forse già al primo turno, Mastella, sicuro del fatto suo sbottò: “Se vince lui mi suicido”.

Il giorno dopo il ballottaggio la rete era un fiorire di cappi e ironie. Da Mastella, invece, nessuna risposta.

Autolesionista “moderato” è stato invece Umberto Bossi che, a proposito della campagna elettorale milanese, si limitò a dire che se avesse vinto Giuliano Pisapia era da “tagliarsi le palle”. Non risulta che l’abbia fatto anche perché, per un leader che sullo slogan “La Lega ce l’ha duro” ha costruito un partito di governo, sarebbe uno smacco forse peggiore del suicidio.

Neppure Mastella risulta ad oggi suicida. Quanto a Feltri bisogna aspettare il 2013 ed un’eventuale vittoria del Pd alle politiche.

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Emiliano Condò