
Il bluff di Matteo Renzi si sta rivelando ogni giorno di più. Dopo la pagliacciata della visita clandestina a Angela Merkel, il grande innovatore, per compiacere alla sinistra del partito dell’odio, si schiera a favore della grande rapina a danno dei pensionati. Si conferma più che mai il giudizio negativo che ne ha dato Giampaolo Pansa, secondo il quale Matteo Renzi è al “canto del cigno”. Non aveva ancora letto l’articolo della Stampa di Raffaello Masci intitolato:
“Renzi all’assalto delle maxi pensioni”.
In sintesi, la proposta di Matteo Renzi è questa:
“un sacrificio del 10% e blocco dell’indicizzazione per chi riceve più di 3.500 euro. Lo Stato risparmierebbe 4 miliardi”.
Non siamo ancora agli abissi di Giuliano Amato il quale, sfidando i suoi propri 31 mila euro di pensione mensile, auspica tagli per le pensioni ma siamo sulla buona strada della demagogia peronista. Per fortuna
“il Pd è dubbioso e si chiede cosa direbbe la Corte Costituzionale“.
Quanto durerà?
Raffaello Masci appare un fan di Renzi e si mette in concorrenza diretta con Pindaro:
“Il più popolare sindaco d’Italia ha toccato il tema sensibile della previdenza e ha sfidato il tabù del «diritto acquisito», facendo passare un brivido a molti italiani, specialmente ai quei circa 450 mila pensionati che – effettivamente – prendono più (e anche molto di più) di 3.500 euro al mese e sono in massima parte ex dipendenti dello Stato: magistrati, docenti universitari, alti ufficiali, medici, i quali – nella maggioranza dei casi – ricevono i loro congrui assegni mensili non in ragione dei contributi effettivamente versati (il cosiddetto metodo contributivo, gradualmente in vigore dal 1995 e pienamente applicato a chi va in pensione oggi) ma solo sulla base dell’ultimo stipendio percepito”.
Masci dimentica i parlamentari e, peggio ancora, i parlamentari che sono anche giornalisti.
La tesi di Renzi, riferisce Raffaello Masci, è che
“poiché i trattamenti pensionistici che si daranno d’ora in avanti saranno tutti calcolati sull’effettivamente versato, chi gode del privilegio di una pensione retributiva di alto importo, due lire di solidarietà potrebbe (o dovrebbe) tirarle fuori”
e “trova una più compiuta articolazione nella proposta di legge che un fedelissimo di Matteo Renzi, il deputato del Pd Yoram Gutgeld, si appresta a presentare alla Camera”.
Tutto bello in teoria. Però, avverte Raffaello Masci, la pratica potrebbe essere molto meno semplice.
Yoram Gutgeld ha spiegato a Masci:
“Chi va in pensione con il sistema contributivo, prende in relazione a quanto versato e questo, secondo la nostra proposta, non deve essere toccato . Ma chi – per esempio – oggi è in pensione con il retributivo e prende tra 1.500 e 2000 euro, con il contributivo avrebbe preso il 20% in meno. Chi con lo stesso sistema prende 3.500-4000 euro, con il contributivo avrebbe preso la metà. La nostra proposta è di intervenire su queste alte pensioni retributive chiedendo un contributo di solidarietà del 10% e un blocco dell’indicizzazione di due anni”.
Totale dei risparmi: circa 4 miliardi l’anno. Per fare che cosa?
“Per una perequazione generazionale – dice Gutgeld – abbiamo una percentuale di giovani senza lavoro che sfiora il 40% e una massa di Neet (cioè quelli che non lavorano e non studiano) di quasi 2 milioni di unità. Noi penseremmo, quindi, a delle politiche di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, attraverso gli strumenti dell’apprendistato, della Youth Guarantee o di altre proposte contenute nel decreto del governo sul lavoro, per dare ad almeno 700 mila giovani una possibilità di accesso all’occupazione”.
Secondo Giuliano Cazzola, ex parlamentare, ex sindacalista e massima autorità in materia previdenziale
“si incorrerebbe in un contenzioso giudiziario infinito, in quanto la Corte costituzionale, con alcune sentenze – l’ultima delle quali di poche settimane fa – ha bocciato tutte quelle misure «punitive» per il sistema pensionistico che andassero a colpire solo alcune categorie di pensionati . «Senza dire – aggiunge Cazzola – che si può sempre obiettare che determinati trattamenti pensionistici sono tali in forza di una legge e non di arbitrio o privilegio».
Perplessità anche dal Pd. Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro:
“Ci sono due ordini di questioni:
1. qualunque intervento che tocchi le pensioni solo di alcuni verrà bloccato dalla Corte costituzionale.
2. sull’indicizzazione delle pensioni più ricche non si deve intervenire, per la semplice ragione che già è stato fatto: lo feci io nel 2007 per le pensioni che superavano 8 volte il minimo, intervenne Fornero abbassandolo a quelle che superavano tre volte il minimo, poi ci fu una ulteriore revisione da parte di Monti per cui da gennaio 2014 tutte le pensioni superiori a 6 volte il minimo, circa 3 mila euro, avranno l’indicizzazione bloccata. L’idea, dunque, è buona, ma è già stata attuata”.
