
Una lunga analisi dei meriti di Giorgio Napolitano permette a Giampaolo Pansa di cancellare dal suo albo d’oro Matteo Renzi:
“Un piacione eccitato, narcisista e presuntuoso. Un vero Parolaio bianco. Pronto a fare l’intrattenitore nelle navi da crociera. Come tanti altri italiani, anch’io avevo sperato in lui. Adesso risulta chiaro che mi ero sbagliato”.
L’autocritica di Pansa ha inizio con una constatazione: nello scenario di mediocrità e di inadeguatezza che caratterizza la casse dirigente in Italia,
“l’unico a salvarsi, e a salvarci, resta il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”,
sostiene Giampaolo Pansa nella sua rubrica Bestiario, su Libero.
Giampaolo Pansa ricorda Giorgio Napolitano
“all’epoca del vecchio Pci. Lui guidava l’area di destra del Partitone rosso, quella migliorista o socialdemocratica. Aveva tutti contro, a cominciare da Enrico Berlinguer e le sue truppe corazzate, per finire con gli stalinisti guidati da Armando Cossutta. Però non ha mai cambiato bandiera e, alla fine, si è visto che aveva ragione lui”.
Napolitano, prosegue Pansa,
“ha salvato il governo Letta messo nei guai dall’affare kazako. E l’Italia dovrebbe essergli grata un’altra volta per aver impedito che la crisi di Palazzo Chigi scaraventasse il Paese in un marasma politico capace di farci precipitare nell’abisso di nuove elezioni. Per di più sotto l’incubo di una legge elettorale che, sino a oggi, non è stata ancora cambiata per le colpevoli incertezze dei partiti”.
Giampaolo Pansa si chiede:
“Che cosa sarebbe successo se Napolitano non avesse blindato il governo? Un numero crescente di italiani lo sa benissimo. La recessione e tutti i guai che comporta sono una scuola severa che ci obbliga a imparare tante cose che prima ci lasciavano indifferenti. A chi fosse ancora all’oscuro dei tempi che corrono, consiglio di leggere un’analisi di Dino Pesole, apparsa sul Sole – 24 Ore di venerdì: «Le incognite economiche che fanno alzare la guardia». Spiega con chiarezza quali sarebbero stati «i contraccolpi irrecuperabili», evocati da Napolitano nell’incontro con i giornalisti del 18 luglio. In parole povere, il crac del nostro Paese sarebbe stato senza rimedio”.
Ma l’abisso ha una forza di attrazione irresistibile, tanto che
“neppure il pericolo scampato sembra aver messo tranquille le due parrocchie più grandi, il Pdl e il Pd. Nel Pdl si nota una fibrillazione difficile da attenuare. Qui tutti aspettano il 30 luglio e il verdetto della Cassazione sul processo a Silvio Berlusconi. E molti si domandano che cosa potrebbe accadere nel caso di un giudizio sfavorevole a Berlusconi. C’è da sperare che non accada niente”.
Perché Berlusconi dovrebbe uccidere il governo? si chiede Pansa, e si risponde:
“La sua convenienza sarebbe uguale a zero. Per di più, Napolitano ha già fatto sapere che non scioglierà le Camere e non deciderà le elezioni. In questo modo, la strategia del centrodestra non avrebbe nessuno sbocco, se non quello di un altro esecutivo dal quale Berlusconi resterebbe escluso”.
L’analisi si volta verso il Partito democratico e qui Pansa diventa aggressivo:
“La fibrillazione più rischiosa è quella che devasta il Partito democratico. Qui assistiamo a un caos interno che rischia di distruggere la parrocchia oggi guidata da Guglielmo Epifani. Lo dice una serie di indizi negativi che ogni giorno si moltiplicano. Venerdì al Senato il discorso del capogruppo Luigi Zanda ci ha messo di fronte a un paradosso: invitava al voto a favore di Angelino Alfano, un politico che nello stesso momento veniva descritto dallo stesso Zanda come un uomo da gettare agli squali, oberato da troppi incarichi, incapace di reggere un ministero delicato come gli Interni, coinvolto nell’affaraccio kazako”.
Le parole di Zanda avevano, secondo Pansa,
“una spiegazione non detta. È apparsa subito chiara poche ore dopo, quando Epifani ha annunciato quel che chiederà in autunno. Terminate le ferie d’agosto, il governo Letta dovrà essere sottoposto a un «tagliando di qualità», ossia a una revisione attenta della sua composizione e degli obiettivi che si propone”.
Pansa compiange Epifani così:
“Povero Guglielmo, richiamato in servizio dal pensionamento della Cgil. Si comporta come se non sapesse che le sue dichiarazioni servono soltanto a indebolire il governo Letta, l’unico che il Paese ha e continuerà ad avere anche in autunno. Per quale motivo la nomenklatura partitica dà sempre l’impressione di perdere la testa? La mia opinione è che si comporti così perché è succube di un contesto ben più forte”,
che, secondo Pansa, sono i giornali e la tv, cioè i mezzi di comunicazione di massa, o, detta con l’ibrido anglo-latino, i mass media:
“I media attraversano mille difficoltà, ma per i nostri partiti di carta velina restano sempre un padrone indiretto da rispettare con attenzione. Repubblica è sempre stata contraria al governo delle larghe intese e oggi vede trionfare la sua linea sfascista. Il giorno del voto su Alfano ha preso la penna persino «Barbapapà» Scalfari. Con un articolo di fondo intitolato: «Quel ministro non può restare al suo posto»”.
Repubblica però non è sola nel volere la caduta del Governo Letta:
“Il Fatto spara ogni giorno contro Napolitano, un monarca assoluto, padrone del governo. L’informazione di Sky è sempre più ringhiosa contro Letta. Anche il tigì della La7 spara a zero”.
L’articolo conclude con l’epitaffio di Matteo Renzi, anche se non ricorda la cosa peggiore di tutte, la visita clandestina a Angela Merkel:
“In questo carnevale di suicidi abbiamo ascoltato il canto del cigno di Matteo Renzi. Sempre sul La7, il sindaco di Firenze ha mostrato il lato peggiore di se stesso”.
