ROMA – Matteo Renzi. Il 40,8% non basterebbe al Pd per governare da solo senza Italicum. Il clamoroso boom di consensi alle Europee vale a Matteo Renzi il titolo di pigliatutto. Ma che succederebbe se lo stesso risultato lo conseguisse alle elezioni politiche? Stando così le cose, con l’attuale sistema elettorale fornito dalla Corte Costituzionale (il cosiddetto Consultellum che ha sostituito il vecchio Porcellum in attesa della riforma), l’ambizione maggioritaria di un Pd che governa senza ricorrere ad alleanze o coalizioni sarebbe comunque frustrata.
Senza nuova legge elettorale, 270 seggi al Pd, maggioranza assoluta a 316. Il proporzionale puro con varie soglie di sbarramento (per i partiti minimo il 4% per ottenere i seggi) gli darebbe 277 seggi, quota troppo lontana dai 316 seggi che danno la maggioranza assoluta. Cosa dovrebbe succedere perché avvenga? Non basterebbe nemmeno che lista Tsipras e Ncd di Alfano rimanessero sotto il 4%, aumentando il numero di seggi da spartirsi fra chi ha superato la soglia: in questo caso il Pd arriverebbe a 303 seggi, ancora troppo pochi. Per conseguirla, la maggioranza assoluta, il Pd dovrebbe ottenere minimo il 46,8% con Ncd e Tsipras sopra il 4%, un po’ meno, un 42,6% più vicino al 40,8% delle Europee, con Ncd e Tsipras sotto la soglia del 4%.
Con Italicum 340 seggi al Pd. Discorso opposto, invece, se andasse in porto la riforma secondo il patto Renzi-Berlusconi, il cosiddetto Italicum: in questo caso, il 40,8% consegnerebbe, grazie al premio di maggioranza del 15% per il partito che supera il 37,% dei suffragi, 340 seggi su 630. Il problema immediato, per le forze politiche che intendono modificare l’asse Renzi-Berlusconi, a questo punto è la soglia di sbarramento del 4,5% previsto dall’Italicum: Ncd e Tsipras sarebbero già fuori gioco, logico che vogliano diminuire almeno di mezzo punto la soglia di sbarramento. In ogni caso, senza riforma e con il Consultellum attuale le larghe intese restano la via privilegiata per la governabilità.