Matteo Renzi invoca la “rivoluzione capillare”: “3% Ue inutile e anacronistico”

Matteo Renzi (Foto LaPresse)

FIRENZE – “Serve una rivoluzione capillare e parlare di sforare il 3% imposto dall’Ue è anacronistico. Ci vogliono riforme per risolvere la crisi italiana”. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, spiega nell’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera che la parola d’ordine per le riforme, in Italia e nell’Unione europea, è semplificare: “la burocrazia, il fisco, la giustizia, le norme sul lavoro”.

Renzi invoca riforme “capillari”, rispondendo alla domanda di Cazzullo sulla Legge di Stabilità:

“«Credo che ci sia bisogno di una svolta radicale. Una rivoluzione capillare che non passa dalla legge di Stabilità, ma dalla riconsiderazione del sistema italiano. Lo sostengo da tempo. Ho un unico rammarico: non aver spiegato a sufficienza che la rottamazione non è solo il sacrosanto ricambio generazionale. Quello di cui l’Italia ha bisogno non è cambiare tutto, ma cambiare tutti. Ognuno nella sua testa dovrebbe cambiare un pezzettino. Anche l’establishment economico e finanziario, che ha colpe forse non più gravi di quelle dei politici, ma ha fatto perdere tempo e occasioni all’Italia»”.

Anche se i soldi per le riforme non ci sono, spiega Renzi, sforare il tabù Ue del 3% serve a poco:

«Il 3% è anacronistico. L’Europa deve cambiare; non per l’Italia, per se stessa. Ma prima di chiedere all’Europa di cambiare, dobbiamo fare in casa le riforme che rinviamo da troppo tempo. La formula per risolvere la crisi italiana non è un algoritmo complicato; è la semplicità. Semplificare la burocrazia, il fisco, la giustizia, le norme sul lavoro. Perché non possiamo avere le stesse norme sul lavoro della Germania?».

La sinistra “non può essere considerato il partito delle tasse”, dice poi Renzi, che rivendica di essere stato il sindaco che ha abbassato l’Irpef a Firenze, anche se solo dello 0,1%.

“«Dallo 0,3% allo 0,2%, il 33% in meno. Per il Comune, milioni di euro in meno di entrate. Ma è importante il messaggio: la sinistra non può essere considerata il partito delle tasse. Durante la scorsa campagna per le primarie avevo proposto un intervento sul cuneo fiscale da 21-22 miliardi, per cui un signore che guadagna 2 mila euro al mese se ne sarebbe ritrovati in busta paga cento in più»”.

Renzi spiega poi a Cazzullo la sua politica economica:

” «Tutto ciò che viene dalla dismissione del patrimonio pubblico va a ridurre il debito. Tutto ciò che viene dal recupero dell’evasione va a ridurre la pressione fiscale. Lo Stato non può intervenire con la logica degli ultimi anni. E ogni riferimento alla Telecom dei capitani coraggiosi e all’Alitalia è puramente voluto. Non possiamo continuare con un modello dirigista, con lo Stato che decide e la Cassa depositi e prestiti che fa da tappabuchi».

La candidatura di Renzi alla guida del Pd è per cambiare il partito:

“«È per questo che mi candido alla guida del Pd. Per cambiarlo. Non per fare il grillo parlante di quello che fa oggi il governo, ma per costruire un partito nuovo, che non conclude affari con i capitani coraggiosi, che sta in mezzo alla gente. A Civiltà Cattolica che gli chiedeva perché non sia entrato nell’appartamento papale, Francesco ha risposto proprio così: non perché sia troppo lussuoso, ma perché renderebbe più difficile il contatto con la gente»”.

Per leggere l’intervista integrale al sindaco di Firenze clicca qui.

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