
ROMA – “Non accettiamo lezioni”, nemmeno dall’Europa. Matteo Renzi scrive una lettera alla vigilia della Festa dell’Unità a Bologna in cui spiega di non accettare diktat da oltreconfine.
“Ogni tanto qualcuno ci viene a fare la lezione sulle priorità , che noi abbiamo ben chiare”, anzi, “oggi il Pd è guardato in tutta Europa, e non solo, come un riferimento, talvolta indicato come modello dai nostri partner socialisti, come in passato facevamo noi con il New Labour britannico o la Neue Mitte tedesca. Anche questa è una responsabilità che sentiamo come democratici e che non mettiamo là in una teca, come un trofeo, ma come un investimento sul nostro futuro. Un partito sveglio, in rete, ficcato nel territorio come un chiodo, impegnato non a parole sulla parità , aperto al mondo, curioso, ambizioso, intransigente sui diritti da difendere, come abbiamo fatto riportando a casa Meriam o andando in Iraq a dire ai profughi che scappano dal terrore che l’Europa è lì con loro”.
Renzi torna a parlare delle europee, di una vittoria che
“non ci aspettavamo”, e di un governo che “abbina questa spinta verso il futuro che sempre contraddistingue i democratici e i progressisti con l’orgoglio per le nostre radici, per le culture che si sono mescolate nell’impasto unico del Pd; quelle della sinistra, della sua tradizione, del cattolicesimo democratico, del liberalismo, dell’ambientalismo”.
Poi un pensiero all‘Unità , che non è più in edicola dall’1 agosto:
“Abbiamo scelto di chiamare le nostre feste de l’Unità , per dire che questa è casa nostra, una casa aperta, e che il giornale fondato da Antonio Gramsci tornerà a vivere, a creare dibattito, a sferzare e sferzarci, come ha fatto in tutti questi anni e come fa Europa, più giovane, ma vitale”.
