Pdl, sulla questione morale è scontro Lupi-Granata

Maurizio Lupi

Cresce la tensione tra finiani e berluscones all’interno del Popolo della Libertà. Fabio Granata, finito nell’occhio del ciclone dopo aver chiesto di affrontare la questione morale, sull’onda di quanto sostenuto da Gianfranco Fini, ha avuto oggi la replica di Maurzio Lupi, vice presidente della Camera.

Lupi ha posto l’aut aut al finiano: o le dimissioni dal Pdl o a giudizio dai probiviri. E subito Granata ha fatto sapere:  “Attendo che mi convochino i probiviri con assoluta tranquillità”.

”Lo statuto che Granata ha votato è chiaro, netto e preciso, aveva dichiarato Lupi nel primo pomeriggio, commentando la richiesta dell’onorevole Mario Valducci di avviare azioni disciplinari nei confronti di Granata per le parole dei giorni scorsi. Coloro che hanno parole durissime e strumentali o vanno via dal partito oppure nel partito c’è un luogo che è quello dei probiviri” dove deve essere giudicato: così il vice presidente della Camera ha commenta la richiesta dell’onorevole Mario Valducci di avviare azioni disciplinari nei confronti di Granata per le parole da lui pronunciate nei giorni scorsi.

”Tutti si ricordino – dice Lupi – che senza Berlusconi non sarebbero stati in Parlamento e tutti si ricordino che sono stati eletti nel Pdl e hanno sottoscritto il programma del partito”.

Il finiano Granata ha subito risposto: ”Mi piacerebbe conoscere quali sono le frasi tanto incriminate da me pronunciate che dovrebbero passare il loro vaglio e attendo di capire se i probiviri si dovrebbero interessare anche di quei dirigenti accusati di comportamenti gravi e non compatibili con la politica di un grande partito nazionale e conservatore che dovrebbe preoccuparsi del bene comune, anziché di azioni lobbistiche, affari o di rapporti con ambienti oscuri”.

”Sarei felice di andare dai probiviri insomma – conclude Granata – insieme a Nicola Cosentino e a Denis Verdini”.

Querelle a parte: chi sono i probiviri del Pdl? Nessun elenco ufficiale, nemmeno nel sito del partito: l’unica traccia dell’elenco dei 9 è contenuta nel verbale del congresso fondativo tenutosi nel lontano marzo del 2009, che appunto votò i membri del collegio.

L’organo ‘giudiziario’ del partito di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini appare un oggetto misterioso. Pochi, anzi pochissimi dentro il partito sanno chi sono i nove componenti del collegio chiamato in causa dai berlusconiani contro il finiano Fabio Granata. Così, per reperire l’elenco, complice la chiusura degli uffici nel fine settimana, si deve ricorrere alla memoria dei pochi esponenti del partito che si sono interessati della materia. Il problema è che, come rivela un dirigente di via dell’Umiltà, il collegio dei probiviri non si è mai insediato, visto che finora nessuno è mai stato deferito.

Tanto che – aggiunge la stessa fonte che, ”vista la delicatezza dell’argomento”, chiede di restare anonima – il presidente e il segretario non sono stati mai nominati. Incrociando le informazioni si può arrivare ad un elenco che, tuttavia, potrebbe contenere delle imprecisioni visto che nessuno, di sabato pomeriggio, è in grado di recuperare il verbale del congresso.

Sembra certa la presenza nel collegio del professor Vittorio Mathieu, così come dei parlamentari Guido Possa (senatore e amico storico del Cavaliere), di Giuliano Urbani, di Francesco Paolo Sisto (deputato e membro della Commissione Giustizia della Camera), di Maria Teresa Armosino (parlamentare ed ex di Fi). Degli altri quattro si conoscono solo i nomi: Francesco Tofoni, Luigi Cella, Sergio Gallo (indicato come ex capo gabinetto di Gianni Alemanno) e tal Marsilio Casale (quest’ultimo nome tra l’altro e’ dubbio).

Difficile verificare l’appartenenza dei nove probiviri a questa o quella fazione interna al Pdl. Anche se un dirigente del partito decisamente fedele al Cavaliere ostenta sicurezza: ”Abbiamo controllato, non c’è nessun finiano…”.

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Maria Elena Perrero