L’Idv perde i pezzi: “Iddio” perdona, Di Pietro no. E va dai giudici

Antonio Di Pietro

Il malessere della moglie di Antonio Razzi non commuove Antonio Di Pietro e, nel giorno in cui il deputato lascia l’Idv e si accinge a dire sì al governo Berlusconi, il partito reagisce consegnando la documentazione ai magistrati.

A rivolgersi ai suoi ex colleghi è proprio  Di Pietro che spiega: “L’Idv ha una serie di elementi che ha messo a disposizione della magistratura”. Quindi, il leader Idv punta il dito contro la campagna acquisti che precede il voto sulla fiducia a Berlusconi: “Questo non è più un Parlamento, ma il mercato delle vacche”. Oltre a Razzi, sempre oggi, anche Domenico Scilipoti ha lasciato il gruppo per formare, insieme  Massimo Calearo e Bruno Cesario, il “Movimento di responsabilità nazionale”.

Intervistato dal Tg3 Di Pietro rincara la dose: ”Mi auguro che la procura della Repubblica possa accertare le ragioni per cui alcune persone vengono costrette, indotte o invogliate a cambiare il proprio voto all’ultimo minuto in questo mercato delle vacche che si sta facendo a Montecitorio, e che riguarda tutti i partiti. E’ umiliante ciò che sta avvenendo in questi giorni”

”Io mi auguro – ha spiegato il leader dell’Idv – che l’autorità giudiziaria possa accertare, come ha chiesto anche Bersani oggi, se davvero in un paese normale sia possibile che persone che vengono elette in un partito piuttosto che in un altro, soltanto perche’ indotte o costrette, e perche’ vengono costrette a cambiano il loro voto”. ”Avrò perso 3-4 parlamentari in 10 anni di vita politica. Gesu’ Cristo che era un padreterno ogni 12 ne perdeva 1 per strada. Io che sono un povero cristo non è che posso sapere prima, dentro la testa, che cosa hanno queste persone. Una cosa è certa però: che noi, le persone che si comportano in questo modo, non serbiamo rancore. Diciamo che Iddio abbia pietà della loro anima e della loro dignità”.

Su Razzi, il giudizio di Di Pietro è sprezzante: ”Poveraccio, almeno spero che l’abbia fatto per soddisfazione personale più che per un ricatto subito”.

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Emiliano Condò