Calcolo difficile per troppe variabili, dati mancanti, troppi centri di spesa, difficoltà intrinseca di distinguere i rifugiati e gli irregolari da rimpatriare: ma, dai salvataggi in mare all’accoglienza nei centri di raccolta, si può azzardare una stima di 3,5 miliardi l’anno per la spesa che l’Italia (Stato centrale, Comuni, Regioni ecc…) ha affrontato nel 2015 per contrastare quella che è considerata un’emergenza profughi dai tratti epocali.
Nel 2015 raggiunge le 86mila unità il numero di rifugiati ospitati nei centri di accoglienza italiani, a fronte di 200mila sbarchi (contro i 170mila di tutto il 2014). L’analisi dei costi di Oscar Giannino, firma del Messaggero, parte da qui, e dal confronto con i dati disponibili del 2014.
Solo per l’accoglienza si arriva a 2,2/2,4 miliardi, cui vanno aggiunte le voci collegate per le missioni dedicate alla “emergenza Nord-Africa”, la partecipazione a programmi comuni come Frontex o il dispiegamento di mezzi navali sulle coste, la cifra raggiunge i circa 3,5 miliardi. Vediamo nel dettaglio quanto costa il mantenimento in esercizio dei vari centri di accoglienza.
La stima 2014 dei costi del sistema Sprar di pertinenza nazionale è stata di circa 225 milioni di euro. L’Anci per parte sua, avendo come fonte diretta i 456 Comuni coinvolti nel sistema Sprar, stima in una cifra assolutamente analoga i costi a carico dei Comuni non coperti da alcun trasferimento, né nazionale né europeo. Si arriva dunque a 450 milioni per il solo costo 2014 del sistema Sprar-CARA, tra Stato centrale e Autonomie. E’ un conto per difetto: fa a pugni con l’evidenza di alcune macro-vicende esplose nelle indagini. Uscito dal periodo di emergenza 2011-2012, il solo CARA di Mineo affida nel 2013 una gara triennale del valore complessivo di 100 milioni…
Ma in ogni caso, prendiamo per buona la stima dei 500 milioni. Ora estendiamola al sistema intero. Nei centri Sprar-CARA c’erano a fine luglio il massimo della capienza, cioè 20 mila persone nel primo circuito e 9mila nel secondo. E’ solo un terzo dei soggetti ospitati a fine luglio nel totale dei centri italiani. Se moltiplicate il mezzo miliardo per tre, si arriva a un miliardo e mezzo. Ma perché la cifra risulti una stima sia pur alla larga accettabile per il 2015, bisogna aggiungere due altri fattori. Il primo è che rispetto alla stima dei costi 2014 il numero complessivo degli ospitati a vario titolo a fine luglio era cresciuto di un terzo rispetto ai 60mila scarsi di fine 2014.
Il secondo è che nel frattempo è esplosa a 57 mila unità il numero di coloro che sono ospitati nei CAS: e in questo caso, se si tratta per esempio di convenzioni alberghiere in mancanza di edifici pubblici dismessi utilizzabili a tal fine da parte dei Comuni, il costo medio della convenzione elaborata dal prefetto locale con Comuni e gestori privati risulta complessivamente superiore a quello del circuito Sprar. Diciamo dunque che il miliardo e mezzo al quale eravamo arrivati in base alla stima 2014 dell’onere ripartito tra Stato e Comuni, sale in questo 2015 almeno a 2,2-2,4 miliardi. (Oscar Giannino, Il Messaggero).