ROMA – Luigi Zanda parla delle stragi di migranti del Mediterraneo e lo fa ricordando una cosa semplice che spesso, però, tutti colpevolmente tendiamo dimenticare: “Questi morti erano nostri fratelli”. Il presidente dei senatori del Pd lo ha detto intervenendo nell’Aula del Senato sulla tragedia del naufragio nel Canale di Sicilia.
“Ogni giorno – ricorda Zanda – muoiono donne, bambini, uomini senza nome, uccisi non dal caso, non dall’imponderabile, ma dalla crudeltà e dall’avidità dei trafficanti di schiavi, crimine che più vile e più infame non si può”. Il senatore Pd poi sottolinea che le migrazioni fanno parte “della storia dell’uomo, ci sono sempre state”. Tuttavia oggi “si aggiunge il moltiplicatore della globalizzazione, dei viaggi che sembrano più facili, soprattutto si aggiunge la fuga dalle guerre e dalle stragi che insanguinano larghe parti del continente africano”.
“L’Italia – aggiunge – ha fatto tantissimo per aiutare le centinaia di migliaia di migranti provenienti dal nord Africa. Solo nei primi mesi del 2015 sulle nostre coste abbiamo ricevuto oltre diciottomila profughi. Dobbiamo essere orgogliosi dell’abnegazione senza limiti dei nostri soccorritori, dei marinai, delle forze dell’ordine, orgogliosi della solidarietà di tanti italiani, dei cittadini della Sicilia, della Calabria, della Puglia. Ho molto riguardo per i Senatori della Lega Nord, ma quello che l’Italia sta facendo non è buonismo, è eroismo”.
Chi può pensare che un problema di tali dimensioni possa essere risolto con il solo sacrificio delle motovedette italiane e dei cittadini di Lampedusa? Come può l’Europa non capire che quest’ondata gigantesca di migrazioni non è un fatto solo italiano, ma la riguarda direttamente tutt’intera?” E continua: “Nessun paese, compresa l’Italia, può gestire da solo la pressione e la determinazione di milioni e milioni di essere umani che scelgono di partire per fuggire dalle torture e da morte certa. Ed è vero che solo l’Europa unita può muoversi con successo e può far molto. Molto di più del nulla che ha fatto sinora”.
“Anni fa l’Europa si è accapigliata sulle proprie radici, se dovessimo dirci cristiani o illuministi. Oggi, davanti alla prolungata e cinica miopia dell’Europa e all’egoismo degli Stati membri, dobbiamo dire che quel dibattito si tinge di ipocrisia. È nel momento del bisogno e del pericolo che si mostrano le proprie radici. Dirsi cristiani o dirsi illuministi e poi assistere con indifferenza alla morte in mare di tanti disperati per la paura di impegnarsi e di sacrificarsi, significa negare le proprie radici e le proprie origini. Un’Europa che, incapace di darsi una politica migratoria, guarda dall’altra parte e ci lascia soli a sbrigare un problema che la riguarda direttamente, un’Europa che non cerca di proteggere dalla morte migliaia e migliaia di esseri umani, non corrisponde né alla sua storia, né alla sua cultura, né all’altezza delle sue ambizioni per il futuro”.