ROMA – Ora che anche la Cassazione ha motivato la sua parziale riabilitazione certificando l’assenza di indizi di comportamenti fraudolenti e in pratica smontando l’intero impianto accusatorio, Mimmo Lucano, il sindaco di Riace sospeso, ha gioco facile a riprendere le ostilità dialettiche contro Matteo Salvini: “Noi, e quando dico noi mi riferisco ai miei avvocati, ci difendiamo nel processo e non dal processo. Per cui io sono un ultimo, sono debole. Lui, Salvini, così forte ha avuto paura di farsi processare sul caso Diciotti”.
Domenico Lucano detto Mimmo ha risposto nel corso della trasmissione Circo Massimo di Radio Capital a una domanda sulle posizioni espresse nei suoi confronti dal Ministro dell’Interno.
“Come fa un cristiano a votare per Salvini?”. “In Tribunale a Locri – ha aggiunto Lucano – c’erano avvocati del Viminale. A me non interessa molto la battaglia sulla denigrazione e le cattiverie che forse interessa a Salvini e alla sua parte politica. Confermo: come fa un cristiano a votare per Salvini? In questi mesi, infatti, quelli che hanno supportato me e l’esperienza di Riace sono stati i missionari comboniani, i francescani mi hanno invitato ad Assisi. E’ strana questa convergenza di Salvini perché i valori del Cristianesimo sono antitetici a quelli dell’attuale ministro dell’Interno e a quello che politicamente rappresenta. Lo ribadisco più convinto di prima”.
Le motivazioni della Corte di Cassazione. Mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che Domenico Lucano, il sindaco sospeso di Riace, avrebbe “materialmente posto in essere” per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con “collegialità” e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate ieri e relative all’udienza che lo scorso 26 febbraio si è conclusa con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace, la cittadina calabrese diventata un simbolo per l’accoglienza dei migranti. La misura cautelare era stata disposta dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Locri che ha rinviato a giudizio Lucano. L’udienza è aggiornata al 4 aprile.
“Opacità mai provate sugli appalti alle cooperative”. Rileva inoltre la Cassazione che non solo non sono provate le “opacità” che avrebbero caratterizzato l’azione di Lucano per l’affidamento di questi servizi alle cooperative L’Aquilone e Ecoriace, ma è la legge che consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”. (fonte Ansa)