Berlusconi abituato agli addii, prima di Scajola 11 ministri dimissionari

Concordate, polemiche o imbarazzate, le dimissioni di un ministro sono un evento che Silvio Berlusconi conosce bene. Nelle sue quattro esperienze a Palazzo Chigi, il Cavaliere ha già dovuto affrontare ben undici volte l’addio di un ministro al governo. La prima volta risale al 5 gennaio 2002, Renato Ruggiero, ex direttore generale del Wto e uomo della Fiat voluto da Berlusconi alla guida del ministero degli Esteri, se ne va non condividendo alcune dichiarazioni “euroscettiche” di altri membri del governo. Ruggiero lasciò sbattendo la porta: bollò come “inaccettabili” le parole del premier che lo aveva definito “un ministro tecnico” le cui dichiarazioni non hanno “conseguenze politiche”.

Il 3 luglio 2002 Claudio Scajola è costretto alle dimissioni per una sua frase su Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br, bollato, durate una chiacchierata informale riportata dal “Sole 24ore” e dal “Corriere della Sera” come “un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”. Nuova crisi nel 2004.

Dopo tre anni di conduzione del ministero dell’economia, Giulio Tremonti si dimette il 3 luglio 2004 perché osteggiato da Gianfranco Fini, che era arrivato ad accusarlo di aver truccato i conti nella legge finanziaria del 2003. Al posto di Tremonti arriva Domenico Siniscalco, scelto in qualità di tecnico. Ma il nuovo ministro deve lasciare sia per divergenze con Berlusconi sulle scelte di politica economica sia per essere rimasto solo nella sua battaglia contro il governatore della Banca D’Italia Fazio. Le dimissioni vengono presentate il 22 settembre 2005. Al suo posto torna Giulio Tremonti. Dimissioni di massa il 15 Aprile del 2005.

Dal governo Berlusconi si sfila tutta la delegazione dell’Udc, entrata in rotta di collisione con il premier : se ne vanno il vicepremier Marco Follini, il ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini, il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e il ministro perle Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione.

Il 18 febbraio 2006 a doversene andare per una delle sue “provocazioni” è il ministro della lega Roberto Calderoli, che lascia la poltrona del ministro delle Riforme in seguito alle polemiche sorte dopo che si era fatto riprendere indossando una t-shirt con le vignette danesi contro Maometto. Un mese dopo, il 10 marzo del 2006, deve lasciare il ministro della Sanità Francesco Storace, sotto inchiesta con l’accusa di aver fatto intercettare Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini, suoi rivali alle elezioni regionali del 2005. Nel nuovo governo Berlusconi, nato dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni del 2008, prima di Scajola c’é stato solo il caso delle dimissioni lampo del ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto : il 31 marzo del 2010 il ministro presenta le sue dimissioni sentendosi responsabile della sconfitta di Rocco Palese alle regionali in Puglia. Ma Berlusconi le respinge il giorno dopo.

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