ROMA – Mario Monti ha incontrato tutti i sindacati e le parti sociali. Se il giorno prima con i partiti si è parlato di posti nel governo, questa invece è stata la volta dei soldi: le pensioni, la patrimoniale, il lavoro, la riforma fiscale. Monti ha voluto fare la scelta non frequente e non dovuta di estendere le consultazioni per il nuovo governo alle associazioni, al mondo del lavoro e delle imprese, forse avendo in mente la politica della concertazione che caratterizzò un altro premier “tecnico” 19 anni fa: Carlo Azeglio Ciampi.
Premesso questo, come quello con i partiti anche l’incontro con sindacati e imprese è sembrato interlocutorio.
Stringata, nella conferenza stampa dopo il colloquio con Monti, Susanna Camusso, segretario del sindacato più importante, la Cgil: ”Il premier vuole un metodo di confronto: apprezziamo questo gesto che non è dovuto ma è una scelta di relazione con le parti sociali”. Raffaele Bonanni della Cisl ha detto di aver chiesto a Monti “un nuovo patto sociale”. Luigi Angeletti della Uil ha sottolineato che “la priorità è la crescita”.
Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria ha confermato il pieno appoggio degli imprenditori a Monti dichiarando che il nuovo premier “è l’ultima chance per tornare a essere credibili”.
Le associazioni dei Gay hanno chiesto a Monti di non stare dietro a Giovanardi, le associazioni delle donne gli hanno chiesto un ministro del lavoro donna…
Nessuno si è sbilanciato, nessuno ha sorpreso i giornalisti con dichiarazioni choc. L’impressione è che su riforma fiscale, patrimoniale, liberalizzazione del mercato del lavoro e riforma delle pensioni tutti aspettino Monti al varco.