Toto-ministri per un governo Monti: Amato, Saccomanni, Bini Smaghi

ROMA – Crisi di governo e crisi finanziaria: la nomina a senatore a vita del professor Monti è il primo argine che Napolitano ha posto per contenere la valanga. La nomina conferisce un profilo più politico al nuovo esecutivo guidato dal rettore della Bocconi che verosimilmente sostituirà il IV gabinetto Berlusconi. Il toto-ministri sarà il gioco più gettonato di questo fine settimana anche se, fino a che Monti non riceverà l’incarico, Pd, Pdl e Udc  giocheranno a nascondino sull’indicazione dei propri rappresentanti nel governo nascente. Su Monti il consenso è generale, con l’eccezione di Lega e Idv e larghi settori del Pdl che lavorano alle elezioni subito (molti ex An in primo luogo). Diciamo che una super coalizione senza Di Pietro e Bossi raggiungerebbe quota 549 deputati alla Camera.

I fari sono puntati sul prossimo ministro dell’Economia: papabili sono il direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomani, oppure Lorenzo Bini Smaghi, anche per rimuoverlo da membro della Bce e  liquidare la grana con la Francia.  Due tecnici provenienti da un’istituzione terza e indipendente, con il polso della grave situazione finanziaria. Circola insistente il nome dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, che resse il governo durante i mesi terribili della svalutazione della lira: riservista della Repubblica è buono per più di un dicastero pesante (Economia, Esteri) o in cabina di regia come sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Che animale sarà l’esecutivo Monti, tecnico o politico? C’è chi sostiene che non esistano governi non politici e tuttavia il grado di partecipazione dei partiti all’interno dell’esecutivo ne chiarirà il profilo. Se fosse solo tecnico si ridurrebbero e di molto le possibilità di alcuni ministri in scadenza di conservare il posto, anche se Frattini, favorevole al governo di larghe intese della prima ora, spera di restare agli Esteri. Mario Monti intrattiene ottimi rapporti con l’area cattolica riferibile alla Compagnia delle Opere: tra Formigoni, braccio politico di Cl in Parlamento e Maurizio Lupi, un dei due potrebbe essere della partita governativa. L’opzione Formigoni lascerebbe libera la poltrona di presidente della Lombardia, la Lega potrebbe farci un pensiero, ammorbidendo la contrarietà al rinvio delle elezioni. Coloro che più si sono spesi nel Pdl per invitare Berlusconi al passo indietro potrebbero esserne beneficiati: Scajola in primo luogo e la pattuglia degli indisponibili (Antonione e Sardelli). Berlusconi, costretto a mandar giù l’amaro boccone, chiede garanzie per sé: la conferma di Nitto Palma alla Giustizia e soprattutto Gianni Letta accanto a Monti (sottosegretario). D’altra parte parte il Pdl è in piena deflagrazione: sono già dieci le correnti. C’è chi è rimasto fedelissimo al Capo e sogna il voto anticipato, seguiti dagli ex An che mai voterebbero insieme agli ex comunisti, quelli attratti dalla calamita Udc, Pisanu che se sente parlare di voto se ne va subito, gli Scajolani che già ragionano di posti, gli “indisponibili” che all’ultimo si sono sfilati.

Del Pd Enrico Letta è l’unico nome della dirigenza che viene speso, magari per tornare a fare il sottosegretario di Monti così come fece quello di Prodi. L’orientamento è di mandare avanti tecnici invece che politici. In pole position Amato, appunto, Bassanini (attualmente alla Cassa Depositi e Prestiti), Emma Bonino (è stata commissario Ue come Monti). Comunque l’idea è quella di entrare nel governo e non subirlo (D’Alema). Il massimo sarebbe farci entrare anche Di Pietro e Vendola: fuori avrebbero libertà di cannoneggiamento quotidiano, anche perché Monti significa fine del Nuovo Ulivo.

Casini, vero vincitore e primo artefice del progetto del governo di larghe intese, metterà in campo per il Terzo Polo Piero Gnudi, ex presidente Enel, tecnico più che navigato per affrontare i marosi della politica. Comunque, il primo requisito del governo Monti dovrà essere la credibilità di fronte all’Europa e ai mercati: Monti avrebbe effettuato (è un’indiscrezione della Stampa) una prima ricognizione informale tra le varie capitali europee. Contatti preliminari per sondare il terreno, per vedere l’effetto che fa: Handelsblatt (il maggior quotidiano economico tedesco) ne ha tracciato l’identikit solo due giorni fa per “consigliare” un primo ministro degno all’Italia.

 

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Warsamé Dini Casali