ROMA – Il rilievo non è semplicemente tecnico, il decreto milleproroghe così com’è non va. L’irritazione del presidente della Repubblica è evidente nella lettera inviata al governo e ai presidente delle Camere. E subito il presidente Fini blocca i lavori della Camera, rimandando l’esame del decreto.
La lettera di Napolitano contiene rilievi costituzionali sul testo del decreto, approvato dal Senato dopo che il governo aveva posto la fiducia.
In particolare sarebbe stato eluso il vaglio preventivo del Colle e quindi ora il decreto conterrebbe modifiche andate aldilà del testo autorizzato.
”Il Capo dello Stato – si legge in una nota del Quirinale – nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall’inizio del Settennato ha messo in evidenza che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge”.
Il milleproroghe, in sostanza, sarebbe divenuto un calderone contenente norme troppo distanti tra loro, da qui la puntualizzazione del Colle. Il premier si è detto d’accordo con il Quirinale: Berlusconi e Napolitano hanno concluso un colloquio insieme a Gianni Letta.
L’irritazione del presidente è evidente: “Mi riservo, qualora non sia possibile procedere alla modifica del testo del disegno di legge approvato dal Senato, di suggerire l’opportunità di adottare successivamente possibili norme interpretative e correttive, qualora io ritenga, in ultima istanza, di procedere alla promulgazione della legge. Devo infine avvertire che, a fronte di casi analoghi, non potrò d’ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l’ordinamento prevede nell’eventualità della decadenza di un decreto legge”.
”Ho ritenuto di dovervi sottoporre queste considerazioni, perché a mio avviso non mancherebbero spazi attraverso una leale collaborazione tra governo e Parlamento da un lato e fra maggioranza ed opposizione dall’altro, per evitare che un decreto legge concernente essenzialmente la proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge finanziaria dai contenuti più disparati”.
Il presidente prende di mira anche la prassi di porre la fiducia sulle legge: “Troppe fiducie comprimono le Camere”, continua. Dopo aver ricevuto e letto la lettera di Napolitano, il presidente della Camera Fini ha interrotti i lavori alla Camera sul decreto milleproroghe.
Il testo del decreto contiene di tutto, secondo Repubblica: “agevolazioni fiscali per le banche, condono per i manifesti elettorali, ripristino della social card, introduzione del foglio rosa per motorini e minicar, misure antitrust per tv e giornali, obbligo per i centri di procreazione assistita di fornire al ministero della Salute i dati in loro possesso. Quindi le proroghe: sul pagamento delle multe delle quote latte, sul blocco degli sfratti per le categorie disagiate, sull’obbligo di emersione per le cosiddette case fantasma”.
La risposta del governo. E’ molto probabile che il governo presenti al più presto un maxiemendamento che riproponga il testo originario del decreto ‘milleproroghe’. E’ questa una delle soluzioni, che prospettano fonti autorevoli della maggioranza, per uscire dall’impasse. E sul nuovo maxiemendamento è probabile che si chieda il voto di fiducia.