In una lettera ad Anna, la moglie di Craxi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime il massimo rispetto per l’ex premier, un rispetto che non rimuove le vicende giudiziarie di cui Craxi fu protagonista, ma non dimentica il ruolo da lui avuto nella vita democratica italiana: «Non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria, la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere», scrive il Capo dello Stato.
«Voglio esprimere la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende che si sono concluse tragicamente», scrive ancora Napolitano.
«Ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell’opera di suo marito, un contributo per l’impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico», scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella lettera inviata alla vedova di Bettino Craxi, signora Anna.
«Non dimentico – continua la lettera – il rapporto che fin dagli anni ’70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea. Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare. Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora – spiega Napolitano -, dal solo punto di vista dell’interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l’occasione di una ricorrenza carica – oltre che di dolorose memorie personali – di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano».
«È stato parte di quel cammino l’esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni ’90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione – sottolinea il capo dello Stato -. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l’altro, all’incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell’onorevole Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all’epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall’Italia, dell’ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Si è trattato, credo di dover dire, di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana. Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’onorevole Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico – conclude Napolitano -, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere».