Nazionalisti di Saya contro giornalista Pasqua: “Pezzo di animale, c’è un cappio per te”

ROMA – Il Partito nazionalista del popolo italiano ha minacciato il giornalista di Repubblica Marco Pasqua, colpevole di aver denunciato le idee xenofobe e omofobe del movimento di Gaetano Saya. Insulti dai toni aspri per Pasqua, definito “feccia, omuncolo viscido e puzzolente, frocio dai gusti torbidi, pezzo di animale”, che terminano con minacce affatto velate: “non temere, un cappio lo riserviamo anche per il tuo collo”.

L’articolo del 21 agosto di Pasqua, giornalista impegnato contro il razzismo, l’omofobia e le discriminazioni che sono ad oggi presenti in Italia non è per niente piaciuto ai seguaci di Saya, che trovano nell’offesa e nella minaccia la risposta adeguata al “classico omuncolo viscido (e puzzolente) che invece di lavorare e produrre per la Nazione mette il suo deretano nella classica posizione “prona” in modo da essere posseduto nelle pose più strane”.

Per Pasqua è arrivata anche la solidarietà dei colleghi giornalisti, che in una nota dell’associazione della Stampa romana indicano come unica colpa del giornalista quella di “aver fatto il suo mestiere indagando sulle posizioni e sulle intenzioni del gruppo capeggiato da Saya. E per questo si è visto diffamare sul sito del Partito Nazionalista, dallo stesso Saya, con pesanti allusioni alla sua vita privata e, cosa ancora più grave, si è visto rivolgere minacce di morte”.

L’associazione ha poi chiesto un intervento delle Forze dell’Ordine e della Magistratura ed ha dichiarato il suo impegno  “a vigilare e a restare a fianco del collega. Da tempo in Italia assistiamo a una deriva antidemocratica permessa dallo sdoganamento del peggior armamentario dell´eversione nazifascista. La tolleranza di cui hanno goduto questi signori ne ha aumentato la tracotanza e il senso di impunità. E´ ora di sanzionare questi individui con tutti i mezzi che le leggi democratiche mettono a disposizione, ma è soprattutto il momento di affermare che le lancette della storia non possono tornare ai tempi bui in cui la prima a cadere vittima della barbarie era la libertà di informazione”.

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