Uno dei dubbi che tormentano molti italiani e che per certi aspetti può rivestire una certa importanza giudiziaria e anche politica è quel che succedeva davvero nelle notti di Arcore, dopo le sessioni pubbliche di bunga bunga.
Non è cosa da poco, perché in una certa qual misura tocca anche l’orgoglio nazionale. Cosa direbbero all’estero se, dopo averci riso dietro per tutto il ridicolo che ci ha inflitto, in questi anni, Silvio Berlusconi in giro per il mondo, si scoprisse che mandava in bianco le vogliose ragazze che lo seguivano nel lettone?
Già passiamo per mafiosi, tutti, senza distinzione, per una certa predilezione del nostro cinema di esibire gli aspetti peggiori del nostro paese; già ci compiangono perché amiamo descrivere un ritratto dell’Italia tale da fare apparire il ventennio fascista come un periodo di rose e fiori (per nostra fortuna e per fortuna dei nostri comunisti , non abbiamo termini di confronto diretti con l’altro grande totalitarismo del novecento, il comunismo); già passiamo per delle macchiette da avanspettacolo, grazie alle esibizioni di Berlusconi quando si trova con i capi di governo stranieri (s’è fatto insultare perfino dalla regina d’Inghilterra, ha offeso Obama e Sarkozy, ha umiliato la Merkel).
Però ora le intercettazioni del caso Ruby costituiscono per tutti i maschi italiani una minaccia ben più grave, un vero attentato alla virilità nazionale. Italiani tremate, perché quando all’estero se ne accorgeranno, la litania di insulti che già ci riservano: magliari, macaroni, mafiosi culminerà nell’abominio: impotenti. E anche cornuti, visto che molte delle bellezze che frequentavano le ville erano fidanzate e spesso parlano esplicitamente della complicazione di ingannare i più o meno promessi sposi. In questo caso, però, un rapido ripasso della storia ci aiuterebbe nella difesa, facendoci ricordare come la nobiltà francese orgogliosamente sopportasse i tradimenti delle mogli col re, traendone però in cambio vantaggiosi e lucrosi incarichi nelle province o nelle armate di Francia.
Il sospetto che Berlusconi non ce la faccia più prende corpo in chi legge con attenzione e spirito critico le intercettazioni delle telefonate tra le ragazze dell’Olgettina. Se lui lo ammettesse, le accuse contro di lui cadrebbero di colpo, ma sarebbe la fine di un mito che si è costruito in anni di auto elogio (e c’era un vecchio barista che ammoniva i ragazzi del quartiere: “Quelli che lo fanno davvero non mettono la bandiera”) e sarebbe anche un colpo mortale al morale della nazione.
Già c’era stata qualche prima sensazione di disagio quando l’Espresso pubblico il video di una serata di Berlusconi in Sardegna, lui in giacca bianca in una calda sera estiva, circondato da gente che gli potevano essere tutti figli e nipoti, che cantava come a una serata di reduci alpini.
A dare il colpo di grazia all’immagine gloriosa di Berlusconi è venuta sabato 12 febbraio la pubblicazione, sul suo stesso Giornale di famiglia, delle foto della festa con Noemi Letizia e la sua amica Roberta a Villa Certosa. Altro che vecchio satiro, altro che sultano-che-se-le-fa-tutte, altro che esempio da invidiare o imitare per molti maschi italiani. Una specie di assistente dell’Azione cattolica o dei Pionieri o dei Boy scout, circondato da ragazzi e ragazze di umile estrazione che finalmente trovano nelle colonie quel divertimento che la famiglia non può permettersi di dare loro. Anzi peggio, perché da quelle parti, ogni tanto un po’ di sesso ci scappa, qui invece potrebbe essere concesso l’imprimatur di Pio XII, il Papa della castità, delle polluzioni-peccato, e di Maria Goretti. Un Berlusconi così la passerebbe liscia anche col vescovo di Prato e i suoi concubini, un incubo nella memoria dei più anziani. che anni di lotte della sinistra sembravano avere dissipato e che invece minaccia di tornare, come una nemesi, per la furia agostiniana della sinistra giornalistica.
Nelle intercettazioni, le olgettine parlano di tutto, il turpiloquio non le spaventa, puttana è il complimento più delicato, eppure mai una volta dicono cosa sia veramente avvenuto tra le lenzuola di Berlusconi. Si potrà obiettare che sono fatti suoi privati e invece non è così, perché è in gioco l’orgoglio nazionale.
Si potrà ricordare quel che raccontò Patrizia D’Addario delle sue notti a Palazzo Grazioli, ma le dieci docce, che corrisponderebbero ad altrettante prestazioni da pare di Berlusconi, emergono solo dopo lo scandalo, quasi un risarcimento di immagine concesso da quella brava ragazza barese per il patatrac da lei provocato e quindi il tutto è assai poco credibile.
Agli atti delle intercettazioni del caso Ruby ci sono invece le parole, sferzanti come frustate, di Nicole Minetti: Berlusconi avrebbe, a sentir lei, il “culo flaccido”. Peggio ancora, “è un vecchio e basta”.
Una cosa che insospettisce è che le ragazze, quando parlano di soldi, non fanno mai distinzioni tra prima e dopo. Le buste che Berlusconi elargisce sono gettoni di presenza alle sue serate, chi si ferma non riceve un extra e questo sembra contraddire tutto quel che si trova nella letteratura in materia.
Una delle ragazze apre uno squarcio nel velo che avvolge le notti di Arcore, è Evelina Manna, ma lo fa in una intervista, non in una intercettazione o in un interrogatorio da testimone e comunque le sue parole sono devastanti per la virilità dell’aspirante emulo del Duce, il quale, peraltro, più accortamente, a quel che raccontano i memorialisti, le signore le riceveva a palazzo Venezia nel pomeriggio, quando ancora le forze lo reggevano, riservando le serate alla famiglia. Ha detto la Manna: “Gli piace addormentarsi a seggiolina, abbracciati stretti stretti”. Non solo: lui “veniva a letto con una Iodosan e ci si addormentava. A lui piace essere sempre profumato. È un gesto di riguardo e affetto verso la donna che dorme con lui”.
A leggere bene le intercettazioni, sembra che nessuna delle ragazze vada pazza all’idea di restare con lui “di là”. Certo, in quella logica da harem casereccio, essere invitate a restare è un onore e tutte guardano con terrore la possibilità che emerga una nuova Roxelana, ma per problemi di potere e di pettegolezzi, mai per il desiderio incontenibile del piacere, mai anche solo per il calore di un corpo amico.
Una quasi precisa testimonianza in questo senso viene dalle confidenze che si scambiano Nicole Minetti e Iris Berardi il 23 settembre 2010.
Ricorda Iris: l’altra volta dovevo rimanere io e l’altra ragazza, cioè, quella volta che eravate andate tutte via… dovevamo rimanere solo io e una delle gemelle ma perché ce l’aveva chiesto lui, figurati cioè Nicole, tutte quando possiamo ce ne andiamo volentieri, lui me l’aveva chiesto e io gli avevo detto “certo che rimango, visto che me l’hai chiesto”...
Nicole: sì
