Crocefisso in classe: governo farà ricorso. Le reazioni del mondo cattolico

Il governo italiano ricorrerà contro la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo relativa al caso dei crocifissi nelle aule scolastiche. Lo ha dichiarato il giudice Nicola Lettieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo. La sentenza  ha definito la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche una violazione alla «libertà di religione degli alunni», Un pronunciamento che  ha scatenato le  proteste dei politici cattolici.

Mentre il Vaticano, per bocca del portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi,  fa sapere di voler leggere le motivazioni della sentenza prima di ogni commento, dai politici cattolici arrivano reazioni sdegnate.

Luca Zaia

Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia si schiera con « con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica». «Chi offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo – ha detto il ministro – è senza dubbio la Corte di Strasburgo. Senza identità non ci sono popoli, e senza cristianesimo non ci sarebbe l’Europa. Che destino paradossale: proprio coloro che dovrebbero tutelare il senso comune si danno da fare per scardinare la nostra civiltà. Si vergognino!».

Durissimo, anche, il giudizio del presidente dell’Udc Rocco Buttiglione. Quella della Corte Europea, a suo giudizio, è una  «sentenza aberrante e da respingere con fermezza. L’Italia ha una sua cultura, una sua tradizione e una sua storia. Chi viene fra noi deve comprendere ed accettare questa cultura e questa storia. La stessa cosa vale per le altre nazioni d’Europa».

Rocco Buttiglione

Per l’esponente Udc «dietro questo pronunciamento della Corte di Strasburgo c’è una visione contrattualistica della società che non ha storia, cultura e tradizioni; è semplicemente il risultato del convivere sul territorio di individui profondamente estranei l’uno all’altro. Non solo si viola il diritto della maggioranza ad esprimere la propria identità culturale, ma non si creano nemmeno le condizioni per una vera integrazione. Non si integra nel nulla ed in uno spazio vuoto di valori. Adesso, quando la Corte ci spiegherà che privilegiare lo studio della storia romana su quella dell’impero del Benin è discriminatorio rispetto agli studenti africani?»

«Sentenze come queste – conclude Buttiglione – screditano gravemente la costruzione europea agli occhi dei cittadini e mettono materiale propagandistico nelle mani di tutte le forze antieuropee».

Pierferdinando Casini

Il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, invece, attacca chi non ha voluto l’inserimento delle “radici cristiane” nella Costituzione Europea: «La scelta della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea».  «Comunque, – ha aggiunto Casini intervistato dal Tg2 – nessun crocifisso nelle aule scolastiche ha mai violato la nostra libertà religiosa, ne’ la crescita e la libera professione delle fedi religiose. Quel simbolo è  un patrimonio civile di tutti gli italiani, perchè  è il segno dell’identità cristiana dell’Italia e anche dell’Europa».

Per il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini «La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione».  «La storia d’Italia – ha aggiunto il ministro Gelmini – passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi. Nel nostro Paese nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso. È altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità. La nostra Costituzione inoltre riconosce, giustamente, un valore particolare alla religione cattolica».

Maria Stella Gelmini

«Non vorrei – ha proseguito Gelmini – che alcune norme a cui si rifanno i giudici della Corte di Strasburgo fossero in contrasto con il nostro dettato costituzionale. Non è eliminando le tradizioni dei singoli paesi che si costruisce un’Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono. Per questi motivi, secondo me il crocifisso rappresenta l’Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione».

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Emiliano Condò