«Non c’era bisogno che Tremonti diventasse vicepremier». Intervistato da Bruno Vespa , Gianfranco Fini non nasconde la propria soddisfazione perché l’istituzione del comitato di politica economica nel Pdl è «utile a prendere decisioni collegiali nel partito».
Il presidente della Camera ha apprezzato anche il confronto nel governo sulla politica economica, che ha portato alla nascita di un comitato ad hoc nel Pdl. Un mezzo utile, ha sottolineato, «a prendere decisioni collegiali nel partito».
«Il problema – dice – nasceva dalla contestazione di alcuni ministri ai tagli indifferenziati imposti dal ministero dell’ Economia. In certi dicasteri si soffriva, ma si sopravviveva, in altri i tagli impedivano di avviare qualunque politica di sviluppo. Nessuno discuteva la primazia del ministro dell’Economia, ma si era creato un cortocircuito su questo punto».
Secondo Fini, la soluzione trovata è «del tutto soddisfacente: un organismo collegiale presieduto da Tremonti verificherà come coniugare rigore e sviluppo. E’ quanto mi era capitato di auspicare in modo anche brutale: il Pdl non poteva essere un organigramma».
Poi Fini ha anche parole di apprezzamento per Pierluigi Bersani, appena eletto segretario del Partito Democratico. Il presidente della Camera ha messo in evidenza di concordare con Bersani «su un punto centrale: sulle riforme istituzionali meglio non ripercorrere la strada globale per la riforma della seconda parte della Costituzione come facemmo nella legislatura 2001- 2006 quando il referendum buttò via il bambino con l’acqua sporca».
Fini indica quella che sarebbe per lui (e per il segretario del Pd) la soluzione ideale: «È preferibile limitarsi ad esaminare singoli elementi di riforma in modo organico, ma senza legarli gli uni agli altri. In questo senso è più agevole trovare una maggioranza dei due terzi sul Senato federale che su altri temi».