Obama, la prossima battaglia è a Wall Street

Barack Obama alle prese con due battaglie epocali. Una, quella della sanità, l’ha vinta ma rischia di causare una nuova e moderna guerra di secessione. L’altra, quella contro le banche “sprecone”, ancora deve iniziare ma c’è da aspettarsi che sarà più facile della prima.

Martedì negli Stati Uniti la riforma della sanità è diventata legge. Una grande conquista per tutta l’amministrazione Obama. Una conquista, però, che rischia di sfociare in una guerra tra Stati e Governo centrale. Ben 13 Stati a guida repubblicana, infatti, stanno tentando la “secessione” contro la riforma. Ovvero hanno presentato dei ricorsi alla Corte suprema per impedire, nei propri territori, l’applicazione della legge. Questo perché secondo i repubblicani la riforma di Obama violerebbe delle prerogative che sono proprie degli Stati.

Un fronte che dovrebbe preoccupare non poco il presidente Obama, visto e considerato che la maggioranza dei giudici della Corte suprema è stato eletto da rappresentanti della destra e che già in passato hanno espresso sentenze ultra-conservatrici.

Ancora non vinta ma meno ricca di ostacoli l’altra battaglia che attende Obama: la lotta alle banche e ai super stipendi dei loro imprenditori. Quello che gli americani chiamano “lo Zar antibonus”, Kenneth Feinberg, per conto della Casa Bianca ha inviato una lettera a 419 istituti di credito. La lettera contiene un questionario con domande dettagliate che riguardano gli stipendi degli imprenditori. Se questi saranno troppo alti l’amministrazione Obama non esclude di chiederne la restituzione. Sarebbe un colpo durissimo per Wall Street: il pericolo che lo Stato chieda indietro i super stipendi tocca, secondo le stime, 25 dirigenti per ciascuna delle banche e tra queste sono incluse Goldman Sachs, J.P. Morgan Chase e Morgan Stanley.

Sarà difficile che i repubblicani osteggeranno Obama come stanno facendo per la legge sulla sanità. Se su quel fronte, infatti, possono fare sponda sul malcontento della gente e sull’opposizione delle assicurazioni sanitarie, per quanto riguarda le banche e i superstipendi dei loro manager, c’è da scommettere che i repubblicani non si azzarderanno ad alzare troppo il tiro. Gli americani, infatti, sono ancora segnati dallo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria, dal crack di molte banche, dai loro sprechi e dal loro ruolo attivo nelle cause della crisi economica. Se i repubblicani sarebbero tentati dal difendere gli istituti bancari, è difficile credere che lo faranno, sfidando il malcontento della popolazione e passando sopra alla loro situazione economica.

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luiss_vcontursi