Omofobia, Pd: solidarietà alla Binetti da Bianchi, Fioroni e D’Ubaldo. Duro Monaco:”Se ne vada non siamo un taxi”

Paola Binetti

Il dibattito sull’omofobia e le polemiche successive alle decisione di Paola Binetti di votare a favore dell’incostituzionalità del la legge lacerano il Pd. Dopo le dure accuse di Franceschini alla teodem Paola Binetti, infatti, è arrivata la replica di un’altra senatrice cattolica, Dorina Bianchi, che risponde stizzita al suo segretario: «A mio parere non è il caso di dare giudizi così perentori su Paola Binetti, perché il Pd è un grande partito dove credo ci sia lo spazio per tutti, è nato per questo».

La Bianchi, tuttavia, ha affermato la necessità di una normativa in materia: «Credo che serva una legge contro ogni tipo di discriminazione, che sia verso gli omosessuali o qualsiasi forma di diversità».

Dorina Bianchi

A margine di un suo intervento al Congresso della Società italiana di psichiatria in corso a Roma, la Bianchi ha comunque ribadito la “fedeltà” al leader del Pd: «Il sostegno a Dario Franceschini è sempre convinto e spero che le sue, sulla legge anti-omofobia, siano delle esternazioni pre-congressuali che ci fanno capire come oggettivamente queste primarie non funzionino completamente».

Quindi una critica al sistema delle primarie che rischiano di favorire le lacerazioni interne al partito: «Se le primarie devono servire ad uno scontro interno e ad un massacro per ogni voto non so quanto portino giovamento al Pd. Credo che il Pd  debba anche contenere al suo interno e mettere a confronto culture e opinioni diverse. Forse – ha concluso la senatrice – questa competizione delle primarie così all’ultimo voto non aiuta il Pd a diventare partito di riferimento».

Contrario all’espulsione della Binetti,  «che condivide con il partito il 90% delle idee» anche Beppe Fioroni. «Come sempre – ha detto l’ex ministro dell’Istruzione parlando a Montecitorio – facciamo tempeste in un bicchier e facciamo regali alla destra, che si divide in più pezzi e che adotta una politica a gambero, si divide con decine di voti in dissenso; in tutto ciò il Pd evidenzia come fatto grave la preoccupazione di un singolo parlamentare».

Beppe Fioroni

«Io posso non condividere in toto le osservazioni della Binetti – ha aggiunto Fioroni – e votare in modo diverso ma mi batto perché in un partito democratico e plurale quale siamo noi, ci possa essere la libertà di esprimere dubbi e preoccupazioni e pensieri diversi».«La forza delle idee – ha concluso – non si tutela espellendo chi ha idee diverse ma confrontandosi nel totale rispetto della dignità della persona che condivide con noi più del 90% delle idee».

Parzialmente solidale con la Binetti anche un altro senatore del Pd, Lucio D’Ubaldo, di area popolare:  «Voglio spezzare una lancia a difesa della Binetti. Sbaglia perché gestisce male la linea, però nel merito l’incostituzionalità della legge sull’omofobia non è peregrina».

Diametralmente opposto, invece, il giudizio di Franco Monaco, di area Ulivo, che auspica l’uscita della senatrice cattolica dal partito: «Il caso Binetti c’entra eccome con il confronto congressuale nel PD. Ben prima e al di là del voto di ieri, dimostra la centralità, trascurata, del problema dell’identità ideale e politica di un partito degno di tal nome. E dimostra che sinora il Pd è stato concepito piuttosto come un ‘partito assembramento».

Per Monaco, «anche un partito non ideologico e plurale deve potersi riconoscere in una tavola di principi e l’adesione ad esso comporta vincoli di lealtà e di responsabilità. Il partito non é un taxi sul quale salire per farsi portare in parlamento e poi fare sempre a modo proprio. C’é in questo un elemento di immoralità politica. L’adesione a un partito è scelta che impegna la coscienza. Logica e onestà vorrebbero che fosse lei, la Binetti, a prenderne atto, uscendo con le sue gambe. A meno che il suo propositosia proprio quello di dividere per fare del male al Pd».

Published by
Emiliano Condò