Giampaolo Pansa, anche se non tollera gli universi autoreferenziali, pensa che la sospensione di Vittorio Feltri da parte dell’Ordine dei giornalisti sia sbagliata. Spiega il suo punto di vista sul caso Feltri sulle colonne del Corriere della Sera e sentenzia: “Io sarei per l’abolizione dell’Ordine”.
“Penso che le sospensioni di giornalisti da parte di altri giornalisti, a torto o a ragione, offrano sempre il fianco a sopetti di faziosità”. “Vorrei spiegare meglio le ragioni per cui non mi piace la regola che attribuisce ad alcuni giornalisti la possibilità di ‘processare’ altri giornalisti – dice Pansa al Corriere – Le sentenze interne alle corporazioni, o alle caste come si dice ora, magari sono le più limpide e le più equanimi, però alimentano un sospetto. Dietro ci possono essere le antipatie personali o l’invidia per un successo per esempio. La rivalità tra firme. Ecco, in questo senso parlo di faziosità. Una fazione contro l’altra…”.
Però Giampaolo Pansa, in quanto giornalista professionista, è iscritto all’Albo. “Ecco, il mio tesserino porta sul dorso il numero 001645, ai tempi eravamo veramente pochi. Me lo rilasciarono nel 1962, allora bastava un anno e mezzo di pratica in un giornale e l’attestazione insindacabile del direttore del giornale che ormai eri a tutti gli effetti un professionista”.
Ma quindi, cosa pensa Giampaolo Pansa dell’Ordine? “Io sarei semplicemente per la sua abolizione. Lo sono da tanto tempo, per la precisione dalla metà degli anni Settanta quando il Partito repubblicano di Ugo La Malfa presentò un disegno di legge per l’abolizione dell’Ordine. Firmai, molto convinto, con una ventina di colleghi un documento di sostegno alla proposta”.
Senza l’Ordine chi dovrebbe occuparsi della categoria e dei suoi problemi? “Esiste il sindacato dei giornalisti, basta e avanza quello. E per per reprimere gli illeciti professionali c’è la magistratura ordinaria, civile e penale. Perché un’ordine dovrebbe sostituirsi alla giustizia di una Repubblica?”