“Cossiga ha ripetuto per anni che le Br hanno fatto tutto da sole. Ma quando gli dicevo che c’erano le prove che diversi di loro avevano contatti con Stasi e Kgb non mi rispondeva, cambiava argomento. E non mi è mai stato chiaro perché Cossiga reagì in maniera così traumatica alla notizia della morte di Moro”. Lo dichiara l’onorevole Paolo Guzzanti ai microfoni di CNRmedia.
“Quando sentivo dire da Cossiga che le Br non avevano contatti di sorta all’estero, – continua Guzzanti – gli facevo presente che in base ai documenti raccolti dalla Commissione Mitrokhin quelle prove c’erano eccome. E’ un fatto che sia la Stasi sia il KGB avessero contatti con diversi brigatisti, è un fatto che molti di loro erano inquadrati nell’organizzazione ‘Separat’ del terrorista Carlos. Quando lo dicevo a Cossiga lui non rispondeva, non diceva ne si ne no, cambiava discorso”.
Aggiunge Guzzanti: “Sulla vicenda Moro penso che Cossiga, e non solo lui, tentarono una trattativa sotto banco, uno scambio. E’ la nota teoria del ‘doppio ostaggio’, che non è solo mia. Voglio ricordare che durante il rapimento Moro sparirono dalla cassaforte del ministro della difesa Ruffini tutti i documenti più segreti e importanti della Nato che riguardavano la difesa del nord-est italiano, compresi i documenti su ‘Stay behind’. Questo malloppo ricomparve come se nulla fosse dopo la morte di Moro. Un episodio poco chiaro di cui si sono perse le tracce e forse un episodio su cui Cossiga qualcosa di piu’ sapeva. E non mi è mai stato chiaro il motivo del trauma che subì Cossiga quando seppe della morte di Moro. Come si sa, ebbe una reazione improvvisa e fortissima, come lui stesso ha raccontato: i suoi capelli imbiancarono all’istante e gli vennero delle macchie sulla pelle, venne colto da una vitiligine improvvisa. Perché uno shock, un trauma così, e non un dolore, un dolore fortissimo? Quando muore un amico, un figlio, il dolore può essere immenso, si può urlare, piangere per giorni ma uno shock di questo tipo non mi è mai sembrato quello di chi perde un amico, ma piuttosto la reazione a qualcosa che non si era immaginato, qualcosa di improvviso e sconvolgente. Penso che Cossiga fosse convinto di poter salvare Moro” conclude Guzzanti.