ROMA – Il Papa, alla vigilia della festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia, manda un messaggio a Giorgio Napolitano in cui dice: il cattolicesimo è solida base dell’unità del Paese.
“Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse – scrive Benedetto XVI – il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l’apporto di pensiero – e talora di azione – dei cattolici alla formazione dello stato unitario”. E ancora: “La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico”.
“Questo processo – continua l’analisi del Papa – in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra stato e chiesa che è passato alla storia col nome di ‘questione romana’, suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale ‘conciliazione’, nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale”.
Ne consegue che “in definitiva la conciliazione doveva avvenire fra le istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese”.
“Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali, ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica”, scrive Benedetto XVI.