La Commissione di Vigilanza sulla Rai ha detto no. Indietro non si torna e per rivedere un qualsiasi talk show di approfondimento politico bisognerà aspettare il 30 marzo e la fine delle elezioni regionali.
Il direttore generale della Rai Mauro Masi, su mandato del Cda, aveva chiesto di rivedere le regole relative ai talk show. Ma la maggioranza della bicamerale ha ritenuto di confermare l’attuale formulazione del regolamento. Ai conduttori sospesi e a quelli autosospesi, quindi, non rimane che arrangiarsi e inventarsi un nuovo modo per fare trasmissioni.
Milena Gabanelli protesta contro la «violazione del principio della concorrenza leale», Lucia Annunziata parla di «débâcle», Bruno Vespa dice che «è andata secondo copione», Giovanni Floris ricorda che «la libertà si perde un pezzo per volta». Conduttori sul piede di guerra, anche se ormai rassegnati, dopo la decisione del Cda di viale Mazzini di confermare lo stop ai talk show nel periodo pre-elettorale. Qualcuno organizza il suo programma nelle piazze, qualcun altro sulle tv private e c’è chi, come Enrico Mentana, che organizza un talk show su internet, dove la ghigliottina dell’Agcom non arriva.
Rammarico dei conduttori. Bruno Vespa non esprime giudizi, ma si è convinto che «finché la Vigilanza non cambia parere» la situazione non si sblocca. Perché il problema è all’origine, cioè nella fonte normativa. «Uno spiraglio c’era—ricorda Vespa—ma se la Vigilanza lo avesse seguito avrebbe dovuto costringere i conduttori a fare le trasmissioni secondo la par condicio. E con l’opzione radicale del “tutto uguale per tutti” sarebbero stati programmi ingestibili e non giornalistici».
Non offre risposte, la Gabanelli, pone domande: «Come si può pensare di equiparare la propaganda politica all’informazione? E in quale punto del regolamento della Vigilanza sta scritto che devono essere aboliti i talk show?».
La ragion d’essere del servizio pubblico è essere «pluralista» e «senza padrone», mentre oggi è «imbavagliato», dice Lucia Annunziata. Poi lancia un autoaccusa alla categoria: «Il mondo del giornalismo tv non ha saputo dare una risposta compatta e univoca. E mi ci metto anch’io – dice – che mi sono cancellata per solidarietà e per non andare in onda con una mano legata dietro la schiena».
Talk show “alternativi”. Si rammaricano, si arrabbiano, sono delusi ma non si abbattono. Alcuni conduttori Rai investiti in pieno delle regole sulla par condicio hanno deciso di far di necessità virtù.
Michele Santoro, ad esempio, andrà in tv il 25 marzo come promesso, e lo farà con la puntata “Rai per una notte”, evento sostenuto dalla Federazione nazionale della stampa, in programma al PalaDozza di Bologna. Talk show che sarà trasmesso in diretta da Current Tv, visibile al canale 130 della piattaforma Sky.Visto che l’Agcom ha stabilito che le regole sulla par condicio non valgono sulle reti private, la “mossa” di Santoro è nel pieno rispetto delle regole.
Altro “fantasioso” è Giovanni Floris che ha preso la valigia e ha deciso di girare l’Italia con un “Ballarò” itinerante. Quattro appuntamenti in giro per la penisola, tanti quante le puntate perse in campagna elettorale. Lo show, che si chiama “Giro d’Italia 4×4”, sarà a Torino mercoledì 17 marzo per due appuntamenti, uno alle 11 di mattina e uno la sera; il 22 sarà a Roma, all’Università RomaTre, per un incontro con Eugenio Scalfari e Pierluigi Battista; infine il 24 marzo sarà in un liceo di Cosenza con un gioco a squadre in cui gli studenti faranno proposte sul tema del Mezzogiorno.
Infine Mentana, “epurato” lo scorso anno da Mediaset, si unisce al coro e torna in prima linea con un talk show sul sito del Corriere della Sera, “Mentana condicio – Vietati in tv, liberi sul web”. Una serie di appuntamenti di un’ora con i protagonisti della politica, che si confronteranno in vista della sfida elettorale del 28 marzo.