Assicura che il figlio è un tipo “semplice, onesto, buono”, aldillà di quella Ferrari da 197 mila euro, dalla casa a Montecarlo e dai vestiti firmati. Sergio Tulliani, il padre di Giancarlo il “cognato scomodo”, parla al Corriere della Sera e la sua vuole essere a tutti gli effetti la difesa di un figlio scaraventato sulle prime pagine dei giornali, da parte di un padre ferito.
“Guardi – dice Tulliani senior, funzionario dell’Enel in pensione, al telefono con un giornalista del Corsera – lei può capire il momento. Ma insomma mio figlio Giancarlo non è come l’avete descritto voi. Cioè un viveur! Piuttosto, lui è buono, semplice, onesto…. Giancarlo ha studiato dai preti, viene dall’Azione Cattolica, sono tutte fregnacce quelle che avete scritto…”. Fregancce che in romanaccio significa fesserie, sciocchezze, invenzioni.
Delle fregnacce, “appunto — continua il papà di Giancarlo — Io sono sicuro che mio figlio non ha neanche lontanamente mai pensato di voler prendere in giro il presidente della Camera. Questo sento proprio di poterlo dire. E vedrete che presto tutto si chiarirà”.