PARMA – Ha patteggiato due anni di detenzione Norberto Mangiarotti, uno degli imprenditori finiti in manette a Parma lo scorso giugno al termine di un blitz anticorruzione della Guardia di Finanza. A Mangiarotti il Gup Alessandro Conti ha riconosciuto le attenuanti generiche ma non la sospensione della pena, che essendo pero' inferiore ai tre anni verra' presumibilmente scontata con sanzioni alternative alla detenzione in carcere, come l'affidamento ai servizi sociali.
Stando alle accuse, Mangiarotti faceva parte di quel gruppo di imprenditori che, con la complicita' di alcuni dirigenti comunali posti al vertice di settori 'chiave' della pubblica amministrazione parmigiana, avevano ottenuto lavori a fronte del pagamento di tangenti. Norberto Mangiarotti, assieme all' imprenditore Gian Luca Facini, e su indicazione del dirigente del settore Ambiente Emanuele Moruzzi (entrambi arrestati a giugno 2011), ha costituito una societa' che aveva lo scopo di intercettare un appalto di notevole entita' relativo alla manutenzione di edifici scolastici e del verde cittadino. Degli oltre 200.000 euro di appalti, grazie ad un sistema di fatture 'gonfiate', una parte sarebbe tornata indietro finendo nelle tasche degli amministratori pubblici.
Mangiarotti, stando alla pubblica accusa che ha dato il proprio consenso al patteggiamento, ha collaborato con gli inquirenti, fornendo conferme alle contestazioni e indicando episodi illeciti non contenuti nei capi d'imputazione. Il patteggiamento dell'imprenditore rappresenta la prima sentenza dell'inchiesta 'Green Money II', che assieme alla successiva operazione 'Easy Money' ha portato alla caduta della giunta comunale della citta' emiliana guidata da Pietro Vignali.
