Patroni Griffi al Fatto:”Casa al Colosseo? Non sono un furbetto”

ROMA – In una lettera al Fatto Quotidiano, il ministro della Pubblica amministrazione e la Semplificazione Filippo Patroni Griffi spiega come ha acquistato la casa in zona Colosseo dall’Inps.

Nessun privilegio, ma una ”posizione” in comune con le ”migliaia di cittadini italiani, di ogni condizione sociale, che sono diventati acquirenti, alle condizioni e secondo le procedure volute dal Parlamento, di immobili di enti previdenziali”.

Il ministro ricostruisce l’intera vicenda, che definisce ”personale”. A partire dal suo trasferimento a Roma nell’86 dopo aver vinto il concorso pubblico per consigliere di Stato e dalla sua richiesta a vari enti per un alloggio da prendere in locazione, con risposta da parte dell’Inps per l’immobile in questione, ”prospiciente i giardinetti su via degli Annibaldi” e dal quale, scrive Patroni Griffi, ”scorgere il Colosseo richiederebbe operazioni inconcepibili per chi, come me, soffre di vertigini”.

Il palazzo, prosegue, ”fu definito di pregio in virtù della sola sua ubicazione nel centro storico, mentre la legge dava una serie di altri parametri, tra cui lo stato di manutenzione (pensi che non vi era acqua diretta e che comunque l’Inps da molti anni non aveva svolto interventi di manutenzione). Da qui nacque il contenzioso con lo Stato che portò alla conclusione, sulla base di una consulenza tecnica, che quell’immobile, in base a tutti i parametri di legge, non poteva considerarsi di pregio. Il prezzo di vendita, quindi, fu un prezzo stimato di mercato dall’Ute”.

”Temo di non essere in grado di scrivere un manuale per ‘furbetti’ come mi viene suggerito”, afferma. Patroni Griffi sottolinea di non aver ”fruito di alcun privilegio personale”. Oggi, aggiunge, ”non so se percorrerei le stesse vie legali con tutti gli altri condomini”, anche ”per gli accostamenti ad altre vicende che, annunciate nei titoli, sono poi maliziosamente negati negli articoli. Vicende che nessuno, in buona fede, puo’ seriamente rapportare alla mia’.

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