ROMA – Sul giallo della casa al Colosseo del ministro Filippo Patroni Griffi la procura di Roma ha aperto un fascicolo per verificare eventuali illeciti legati all’immobile di 109 metri quadrati di via Monte Oppio a Roma, acquistato nel 2008 per 170 mila euro.
Allo stato, sul tavolo del magistrato, ci sono articoli di stampa dedicati alla vicenda ma secondo il Giornale il fascicolo dei magistrati “si arricchirà velocemente prima di tutto della sentenza del Consiglio di Stato del 2005, che stabilì lo stato di «degrado dell’immobile», e poi della perizia su cui la stessa sentenza è fondata, affidata dal consiglio di Stato a due funzionari del ministero dei Lavori Pubblici finiti recentemente nelle intercettazioni del Ros sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi, seppur non indagati”.
Quindi, per il momento, non ci sono ipotesi di reato né tantomeno indagati. L’immobile, di proprietà dell’Inps, fu acquistato da Patroni Griffi ad un prezzo ‘scontato’ grazie ad una decisione del Consiglio di Stato, che dichiarò la casa “non di pregio”. Tale ‘declassamento’ scaturì da un ricorso degli inquilini che, a fronte della dichiarazione di pregio del palazzo fatta dal ministero dell’Economia, all’epoca guidato da Giulio Tremonti, opposero lo stato di degrado dell’immobile e la necessita’ di interventi urgenti di restauro.
A curare il ricorso fu, scrive Libero, Carlo Malinconico, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dimessosi pochi giorni fa per il caso delle sue vacanze a Porto Ercole pagate da Francesco De Vito Piscicelli, il costruttore che rise dopo il terremoto in Abruzzo e che successivamente fu coinvolto nelle inchieste sui grandi eventi.
“L’inchiesta sulla casa di via Monte Oppio è stata affidata al procuratore aggiunto Alberto Caperna. Si procede per ora attraverso i riscontri della polizia tributaria e della Guardia di finanza, al lavoro per acquisire tutte le carte, in primis la sentenza del Consiglio di Stato del 12 luglio 2005 con la quale si concesse agli inquilini di acquistare le case come abitazioni «non di pregio». Gli uomini delle Fiamme Gialle dovranno poi accertare se sull’acquisto possa avere pesato il fatto che Patroni Griffi fosse membro del Consiglio di Stato. Intanto la procura ha fatto visita a un altro membro del governo, per tutt’altra vicenda, seppure vicina topograficamente. I carabinieri si sono affacciati nell’ufficio dell’ex commissario all’archeologia di Roma, ora sottosegretario ai Beni Culturali, Roberto Cecchi. Questa inchiesta ruota intorno alla sponsorizzazione da parte del gruppo Tod’s di Diego della Valle del grande restauro del Colosseo. Fu infatti Cecchi il cofirmatario dell’accordo con Della Valle, e i carabinieri hanno chiesto un po’ di carte. Ai militari, secondo quanto si è appreso, è stata fornita tutta la documentazione richiesta relativa alla vicenda. Sulla sponsorizzazione dell’Anfiteatro Flavio indagano anche l’Antitrust, la Corte dei Conti e il Tar”, scrive il Giornale.
Il quotidiano Libero invece con un titolo a tutta pagina attacca direttamente Patroni Griffi: “Ministro da cacciare”. Patroni Griffi è da cacciare.Sull’alloggio vista Colosseo, il titolare della Funzione Pubblica non ce la racconta giusta: se 177 mila euro sono il prezzo giusto, allora gliene offriamo 30 mila in più. Se non lo ritiene un affare dovrebbe andarsene, scrive Libero.
Il quotidiano di Maurizio Belpietro rispolvera una vecchia vicenda, quella delle denunce in Aula fatte dall’ex ministro delle Finanze Domenico Siniscalco sulla casa di Patroni Griffi e i presunti ricorsi per ottenere uno sconto.
“Parola di professore: «Un abuso». Non usò mezzi termini il professore Domenico Siniscalco per definire il comportamento di Filippo Patroni Griffi e compagnia per ottenere la famosa casa con vista Colosseo con un supersconto strappato con i denti e con le unghie. Era il 6 aprile 2005, e il tecnico Siniscalco – che oggi presiede Assogestioni- era in quel momento ministro dell’Economia e delle Finanze. Era infuriato per la carica di ricorsi con cui l’avvocato Carlo Malinconico e altri suoi colleghi avevano di fatto congelato l’ope – razione Scip 2 di cartolarizzazione degli immobili degli enti previdenziali italiani. Doveva servire a ridurre il debito pubblico delpaese in un momentoche già all’epo – ca era assai delicato, ma grazie ai ricorsi di Patroni Griffi e compagnia a Roma e in altre città , la cartolarizzazione rischiò di saltare e il ministero dell’Economia fu costretto a un’operazione straordinaria di ristrutturazione del debito che per fortuna fu ben accetta dai mercati. Quel 6 aprile Siniscalco si sfogò raccontando tutta la storia dei veti e dei paletti messi fra le gambe della grande vendita di immobili di Stato davanti alla commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori della previdenza. Iniziò con sarcasmo: «Per motivi che attengono alle ordinarie dinamiche di comportamento degli individui si è giunti molto lentamente alla dichiarazione inerente a queste famose liste di pregio. Tra l’altro, verso tale dichiarazione è stato fatto ricorso»”, ricostruisce Libero.