ROMA – ''Non dovrebbe essere troppo disagevole considerare quali siano le persone che davvero ho motivato e promosso in lunghi anni di vita amministrativa. Ho la presunzione di credere che verrebbe riconosciuto che si tratta di gente in gamba e di gente sicuramente perbene''. A dirlo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che in una lettera al Fatto Quotidiano affronta il caso Penati.
''Il ministro delle Attivita' produttive conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie'', spiega Bersani. ''Gavio, segnalandomi la preoccupazione per un contenzioso aperto con la Provincia di Milano, mi disse di non conoscere il presidente appena insediato e mi chiese di favorire un incontro con Penati. Così feci, via telefono''.
''Nell'evocare questo episodio si intende forse alludere a una combine poco chiara o addirittura a illeciti che mi coinvolgerebbero?'', chiede Bersani. ''Se e' cosi', e lo dico in tutte le direzioni, si illustri chiaro e tondo qual e' la tesi e si abbia il coraggio di affrontare una sonora querela''.
Il leader democratico chiede di mettere la vicenda Pronzato ''nelle giuste dimensioni''. ''Ho saputo dai giornali che Pronzato era un mio uomo. Non e' mai stato mio consigliere alle Attività produttive'', scrive Bersani.
''Lo trovai 11 anni fa al ministero dei Trasporti come consigliere ministeriale, lo confermai assieme agli altri consiglieri per il solo anno in cui fui ministro. Divenne consigliere Enac parecchi anni dopo''.
''Quella del doppio incarico e' una cosa inopportuna'', aggiunge. ''Non nego dunque di aver ricavato insegnamenti dalla vicenda, ma vorrei che fosse messa nelle giuste dimensioni''.
