Pd, schiaffo della minoranza: non vota la linea di Renzi

Matteo Renzi alla Direzione Pd

ROMA – La Direzione del Pd finisce come era iniziata: distanza e diffidenza tra minoranza e segretario. Alle 19, come previsto, l’assemblea vota la linea di Renzi. Ma i parlamentari della minoranza escono e non partecipano a quel voto che dovrebbe sancire la linea del partito sulla riforma del Senato.

Una linea peraltro già anticipata dall’assenza di Pierluigi Bersani, schierato con la minoranza, a questa Direzione. La linea del premier sulla riforma è presto detta: votare sulla scheda elettorale i senatori non si può, perché Camera e Senato si sono già espresse sul contrario. Il disegno di legge non si tocca o al massimo di ritocca un minimo, non tanto da cambiare l’impianto e ricominciare daccapo la trafila parlamentare.

Renzi ha incalzato i suoi: “La composizione del nuovo Senato è un piccolo puntino del tutto secondario di un’ampia riforma costituzionale che cambia le regole del gioco ed è a sua volta un tassello importante di mosaico più ampio. L’idea che il Pd tutti i giorni sui tg non stia sui temi immigrazione, Europa, crescita, ma a discutere in una sfibrante dialettica interna su emendamento X o Y è riduttivo e frustrante per nostri militanti e volontari”.

Alla fine la direzione ha approvato all’unanimità la relazione del segretario Matteo Renzi sulle riforme ma al voto non hanno partecipato gli esponenti della minoranza. “Abbiamo detto con chiarezza – spiega Alfredo D’Attorre – che le riforme si votano in Parlamento non in direzione”.

 

 

 

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Elisa D'Alto