Bersani, niente barzellette. Alla festa Pd si parla di scuola, lavoro e riforma fiscale

Pier Luigi Bersani

Dopo Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Pierferdinando Casini è toccato al segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiudere una domenica piena di parole. Il leader del Pd ha annunciato il nuovo ulivo, ha detto sì ad un governo per fare la legge elettorale ma no ad ogni governicchio, a parlato di scuola, lavoro, e fisco. Ha ricordato il sindaco Angelo Vassallo e, soprattutto, ha sfruttato il vantaggio del tempo rispondendo punto per punto alle dichiarazioni della mattinata di Berlusconi ad Atreju 2010.

Bersani ha parlato da Torino, chiudendo così una festa del Pd segnata dall’episodio della violenta contestazione al segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Ma per il segretario, quella di piazza Castello ”è stata una grande e bellissima festa. Chi ha voluto aggredirla non è riuscito a sfregiarla”.  ”Noi – ha aggiunto Bersani tornando sulle polemiche sulle falle nella sicurezza e sul servizio d’ordine – non accetteremo mai che la gente rimanga chiusa in casa la sera”.

Quindi il leader del Pd, dopo aver ricordato il sindaco Angelo Vassallo, ucciso in un agguato, è partito all’attacco del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Sul sindaco di Pollica,  ha spiegato Bersani, ”il Presidente del Consiglio non ha trovato una parola da dire”.

Berlusconi, secondo Bersani,  ha portato ”valori al rovescio e una doppia morale.  ‘Bella vita e comportamenti a piacimento per il Capo e la sua cerchia e la riscoperta di un’etica rigorista sulla pelle degli altri, magari del povero Welby o di tutti quelli che devono morire attaccati a mille tubi in un ospedale”. ”Valori al rovescio – ha concluso il segretario- è disprezzo per la vita comune”.

Quanto alla presenza del partito sul territorio il segretario ha aggiunto: “”Nessuno pensi di venirci a spiegare il radicamento! Abbassi la cresta chi vuole darci lezioni di territorio o farci la caricatura come fossimo un partito in pantofole. Abbiamo scarpette e scarponi e se ne accorgeranno”.

Bersani, quindi, si è occupato della questione dei precari della scuola: ”Il sapere e’ tradito in Italia. E’ colpito dal piu’ grande licenziamento di massa della nostra storia e da una riorganizzazione caotica capace non di qualificare, ma di ridurre l’offerta formativa, di ricerca e di cultura”.

Sulle tasse il segretario ha spiegato: ” Siamo pronti a discutere una riforma fiscale ed abbiamo una nostra piattaforma” che consiste nello spostare il carico dal lavoro alle rendite finanziarie.

”Non e’ possibile – ha detto Bersani – che l’aliquota del primo scaglione di un lavoratore sia piu’ alta dei renditi da finanza e da patrimonio”. Dopo aver ribadito che il Pd ”e’ un partito di governo momentaneamente all’opposizione” ha esposto il programma fiscale del Pd. ”Con un fisco così – ha aggiunto – si può fare equità, si può fare giustizia e si fa occupazione”.

Per Bersani il Pd dovrà costruire un Nuovo Ulivo ”con le forze di centro sinistra disposte a stringere un patto”. ”Nuovo Ulivo – ha proseguito – per dire che meccanismi di alleanza non affidabili come l’Unione non li vogliamo piu”.

Secondo il leader Pd, poi,serve ”un breve governo di transizione con al primo punto una legge elettorale nuova che metta in condizione di sicurezza democratica le prospettive del Paese”.

Bersani ha criticato l’attuale sistema elettorale: ”Una legge – ha affermato – che ti consente di nominare i parlamentari e magari, con un 30-35% di voti di poter decidere tutto, è diventata una minaccia vera all’equilibrio dei poteri previsto dalla nostra Costituzione”. ”Dunque – ha concluso – un breve governo di transizione per poi andare a votare confrontando nuovi e piu’ chiari progetti politici”.

No, secco, invece, ad ogni “governicchio”.”Se nei prossimi mesi avanzerà l’irresponsabile traccheggiamento di un governicchio si aspettino da noi una opposizione durissima per ogni ora e ogni giorno a venire”.

Parole dure, infine, contro la Lega: ”La moralità pubblica, cari leghisti, e l’impronta popolare di cui vi vantate, che fine hanno fatto? Non ci sarebbe stata nessuna legge ad personam se non ci fosse stati voi a votarla”.

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Emiliano Condò