
ROMA – I “Giovani Turchi” del Pd bocciano il “Job Act” di Matteo Renzi. In un articolo a firma dei deputati Fausto Raciti, Valentina Paris, Chiara Gribaudo e Matteo Orfini sulla rivista Left Wing vengono espressi non pochi dubbi sulla proposta di rilancio occupazione del segretario del Pd che – si legge – “rischia di cadere nello stesso errore della Fornero: camminare sulla testa dei meccanismi che regolano il mercato del lavoro (i contratti), anziché sulle gambe della crescita e così di essere, nella migliore delle ipotesi, inutile”.
Gli autori del documento non nascondono le proprie “perplessità ” sulle “ricette che dovrebbero comporre il cosiddetto job act” e sulle “misure varate dal governo con l’ultima legge di stabilità ”. “Tagliare il cuneo fiscale e rendere le regole del lavoro meno macchinose” non “sarebbero le soluzioni a buona parte dei nostri problemi” in quanto – scrivono – “in nessuno dei due casi la dinamica occupazionale registrerà lo shock positivo auspicato”. “Non significa – precisano – che le misure in questione siano prive di qualsiasi utilità , ma che, dovendo scegliere, non sono la priorità ”.
Le critiche maggiori si concentrano sul Job Act proposto da Renzi. “L’ipotesi di contratto di inserimento a tempo indeterminato, se da una lato va nella direzione giusta, dall’altro lascia almeno due fronti aperti – si legge nel documento – In primo, la copertura statale dei contributi per i primi tre anni non risolve il pericolo di ricircolo dei lavoratori”. Il secondo fronte sarebbe quello della “riforma degli ammortizzatori”: “Desta un certo stupore – si legge – che si immagini di sostituire quelli attuali con un sussidio di disoccupazione universale a parità di risorse”. Infine, vengono espresse perplessità sulla “enfasi posta sulla formazione”: senza interventi migliorativi, “rischia di essere solo la riproposizione dell’attuale sistema, contribuendo a mantenere competenze – e salario – schiacciati verso il basso”.