Cambiare. Una sola parola d’ordine negli slogan, negli striscioni e nelle canzoni dei manifestanti del Pd. Arrivano a Roma da tutt’Italia, bandiere del partito alla mano, per contribuire a dare una ‘scossa democratica’ ad un governo e soprattutto ad un presidente del Consiglio, che martedì – si augurano -potrebbero essere sfiduciati dal Parlamento.
E’ Silvio Berlusconi il bersaglio dichiarato dei manifesti: ”Arcore.Har(d)core”, ”St’anno non vojo grandi doni, levatecelo dai …”, ”Più lavoro meno festini” e una vignetta con lo Stivale che tira un calcio al premier e la scritta ”mi consenta”. Verso l’ora di pranzo i manifestanti, giunti nella capitale con 18 treni, 1500 pullman, due navi, si dividono in due cortei per sfilare verso piazza San Giovanni in un’unica distesa di bandiere ‘democratiche’ rosse e verdi.
C’è anche chi è partito alle 4.30 del mattino dal Belgio pur di esserci. I romagnoli si distinguono per le sciarpe rosse, i sindaci della provincia di Pisa per i loro vestiti da maghi Merlino, i marchigiani per i giubbotti catarifrangenti per difendersi dal ‘pericolo per la democrazia’. In mezzo a loro tutti i big del partito e il segretario Pier Luigi Bersani, in assoluto il più acclamato.
”Chi non salta Berlusconi è”, è il coro che parte da piazza San Giovanni tra una canzone e l’altra. Sul palco fanno staffetta Neffa, Roy Paci, Nina Zilli e a sorpresa Fiorella Mannoia; salgono anche un pensionato, una ricercatrice, un artigiano e una studentessa per leggere alcuni articoli della Costituzione italiana, mentre palloncini bianchi,rossi e verdi vengono liberati nell’aria. Dietro il palco ad ascoltare il segretario del Pd si vedono tra gli altri Ettore Scola, Susanna Camusso e Guglielmo Epifani.
Tra la folla anche gli studenti, che esplodono in un boato quando Bersani dice: ”Caro ministro Gelmini qui aspettiamo ancora di vedere i suoi voti”. Il malore di una signora interrompe il discorso del leader democratico per alcuni minuti, ma per il resto e’ una manifestazione a misura di famiglie, quella che grida al governo: ”Ora basta! E’ tempo di cambiare”. Quando Bersani finisce, lo raggiungono sul palco deputati e senatori del Pd: il cambiamento nelle prossime settimane sara’ anche nelle loro mani.