Pd, addio alle primarie? Bersani le “boccia” ma in Calabria si faranno

Il segretario Pd Bersani

Primarie sì, primarie no: per Bersani potranno essere utilizzate solo in alcune regioni, ma non tutto il partito lo asseconda. A due mesi di distanza dalle amministrative il centrosinistra è ancora alla ricerca dei propri candidati in almeno tre regioni chiave: Lazio, Puglia e Campania. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha però detto che «le primarie sono un’opportunità e non una necessità».

Il leader democratico ha fatto particolare riferimento alle regioni nelle quali il centrodestra ha già ufficializzato i nomi. In questo modo, Bersani ha dato implicitamente il via libera alla candidatura nel Lazio della radicale Emma Bonino. D’altro canto la stessa Bonino ha detto di non essere interessata a discutere l’argomento. «Non ho tempo da perdere», ha tagliato corto la radicale. Successivamente ha confermato di aver parlato con Bersani, che le ha confermato la fiducia.

Ma nel partito non tutti sono pronti a seguire la linea del segretario: Rosy Bindi, che del Pd è presidente, è convinta che le primarie rappresentino uno strumento utile per dar modo agli alleati e ai loro elettori di partecipare alla designazione del candidato comune. Le primarie che sono indice di trasparenza, perché le decisioni non si possono assumere «da soli, né confinare entro stanze segrete. La libertà – sostiene la Bindi – per ciascun alleato di non parteciparvi non può tradursi nella pretesa che il Pd vi rinunci».

Tra l’altro le primarie dovrebbero essere parte integrante del dna politico del Pd, visto che sono uno strumento previsto dallo statuto del partito. E tra l’altro proprio Walter Veltroni, al momento della sua elezione a segretario quando il Pd nacque, si era vantato del “popolo dei 3 milioni” che era accorso nei gazebo di tutta Italia per aderire al nuovo progetto politico. Ora non parla “per carità di patria”.

La situazione più caotica, da questo punto di vista è in Puglia. Proprio nella terra in cui c’era stato il primo esperimento di primarie della politica italiana: nel 2005 furono gli elettori a stabilire che il nome candidato del centrosinistra sarebbe stato Nichi Vendola. Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà vinse poi il duello con Fitto, dando inizio a quella che fu ribattezzata la “Primavera pugliese”.

A contendersi la candidatura, allora come oggi, sono proprio Nichi Vendola e Francesco Boccia. Il governatore uscente continua a ribadire di essere pronto a mettersi in gioco attraverso le primarie: lo ha detto quando il Pd aveva avanzato il nome di Emiliano e lo ha ribadito quando è spuntato fuori Boccia.

Secondo il deputato del Pd, invece, le primarie non sono necessarie. E intanto continua a sperare in un accordo con Vendola. Il rischio per il centrosinistra, a questo punto molto concreto, è che si arrivi a marzo con due candidati separati che si dividono i voti.

Le primarie si faranno invece in Calabria: la conferma è arrivata dal presidente del consiglio regionale Giuseppe Bova, del Pd. Lo stesso Bova è uno dei candidati, assieme al presidente uscente Agazio Loiero e al democratico Bruno Censore. In questa regione evidentemente, le parole di Bersani non sono state condivise.

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Alberto Francavilla