Pd: approvata la relazione di Bersani. 32 “astenuti”, ma Minniti contesta: “Non c’è stato conteggio”

Pier Luigi Bersani

La relazione di Pier Luigi Bersani alla Direzione del Pd è  stata approvata con 32 astensioni e nessun voto contrario.  Lo hanno detto i componenti della direzione lasciando la sede nazionale del Pd.

La Direzione del Pd si e’ chiusa con l’approvazione della relazione del segretario Pier Luigi Bersani. Su 206 partecipanti, ci sono state 32 astensioni da parte dei veltroniani, degli uomini di Fioroni e dei 22 componenti dell’area di Ignazio Marino. A favore della relazione di Bersani hanno votato i membri dell’area di Dario Franceschini e Piero Fassino.

Il giallo sugli astenuti. Per quanto riguarda gli astenuti, il comunicato ufficiale dice: ”La Direzione del Partito democratico, riunitasi oggi, si è conclusa con l’approvazione della relazione del segretario Pier Luigi Bersani. Nella votazione la presidenza ha conteggiato 32 voti di astensione”. Ma la minoranza contesta il voto e dichiara di poter invece contare su 55 voti astenuti. Ad aprire il “giallo” è Marco Minniti, firmatario del documento “dei 75″ (ormai diventato dei 76) di Walter Veltroni. ‘Occorre precisare – dice Minniti – che in Direzione, al termine del dibattito, i voti favorevoli non sono stati contati ne’ dichiarati, come evidente a tutti i presenti e come tutti possono testimoniare. La Presidente ha poi dichiarato il numero di 32 astenuti. La scrutatrice Concia ha chiesto di ripetere la votazione e il conteggio, ma ciò non è stato possibile anche perché molta gente, nel frattempo, aveva lasciato la sala per raggiungere treni e aerei, visto anche il clima e l’esito sereno della discussione. Cosi’ come sono circolate informazioni sbagliate: i 76 firmatari del documento sono parlamentari del Pd, dei quali solo poco più di venti fanno parte della Direzione E l’area dell’astensione che fa capo ai firmatari del documento dei 75 e all’area Marino conta 55 membri su poco più di 200 della Direzione. Questo per amore di verità. Il dibattito in Direzione è stato serio e costruttivo. Sarebbe bene non guastarlo facendo circolare informazioni sbagliate e inquinate”.

Bersani: la bussola c’è, pensiamo al Paese. ”La bussola per il Pd c’è – ha detto Bersani nel suo discorso – ora dobbiamo tutti pensare a cosa sta succedendo al Paese che è in presenza di una pagina oscura. Nella maggioranza di centrodestra c’e’ una divisione che non si può nascondere. Ci vuole un gesto di responsabilità e spero che Berlusconi e la maggioranza riflettano e non vengano in Parlamento a dire che non sta succedendo niente perché questa sarebbe una tesi non tollerabile”.

”Ci concentreremo – ha aggiunto il leader del Pd – nell’incalzare la maggioranza e il suo andazzo inaccettabile. Confermo tutte le nostre proposte già avviate come i contenuti e le iniziative del discorso di Torino”.

Poi, sulle divisioni interne al suo di partito, Bersani si è detto fiducioso che una nuova unità possa essere trovata. ”Dalla Direzione di oggi ho avuto un incoraggiamento per lavorare ad un progetto – ha detto – Ora si tratta di raccogliere tutte le idee del partito per parlare agli italiani”. Un giornalista ha chiesto al leader del Pd se la frattura con Veltroni sia da ritenere sanata. ”Nella mia relazione – è stata la risposta – ho dato un giudizio di errore su tutto ciò che ha determinato questa situazione. Infatti i nostri iscritti non l’hanno compresa. Siamo assolutamente disponibili a discutere di temi che possono anche non appassionare l’opinione pubblica. Ma questo deve avvenire negli organismi preposti alla discussione politica. Siamo un partito – ha concluso Bersani – che non ha padroni, proprio come quelli delle grandi democrazie avanzate. La discussione di oggi lascia intendere che nel partito c’è un sentimento unitario”.

Veltroni: passo avanti, partito più unito. “Abbiamo fatto un passo avanti, il partito ora è più forte e più unito”. Lo ha detto Walter Veltroni lasciando la Direzione del Pd. ”Ci siamo chiariti – ha detto poi – come si fa in un partito nel quale ci sono attenzioni diverse, non come in un partito di centro destra. Ora siamo uniti nell’iniziativa politica. Sono state espresse al Segretario alcune riserve sul documento politico, al tempo stesso si è apprezzato l’apporto e la considerazione per le cose che debbono essere corrette”.

“Cosi’ si fa – ha aggiunto – nelle comunita’ che hanno la ricchezza della cultura. Stasera abbiamo fatto un passo avanti. E’ importante per combattere insieme e far concludere la stagione di Berlusconi, aprendo una fase di alternativa per il Paese e facendo uscire tutti dalla condizione attuale. Si tratta di un messaggio di speranza”.

Durante il suo discorso in Direzione Veltroni ha detto, con un pizzico di risentimento: ”Quando nel pieno della campagna elettorale in Sardegna Bersani si candidò per le primarie non ci rimasi bene ma non obbiettai. Egli sostenne che voleva solo discutere e non litigare. Ecco, uso le sue parole: stiamo solo discutendo”.

”In passato – ha ricordato Veltroni – 114 parlamentari annunciarono la costituzione di Red (l’associazione che fa capo a Massimo D’Alema, ndr), ed oggi quattro membri della segreteria hanno presentato un testo persino sgradevole nei miei riguardo: perché – ha domandato l’ex Segretario del Pd – si fanno le bucce soltanto al documento dei 76? Tra di noi dobbiamo avere una nitida sincerità”.

Serracchiani: abbiamo dato un triste spettacolo. ”La lealtà al segretario non si discute, ma il segretario discuta con noi”: lo ha detto l’europarlamentare Debora Serracchiani, partecipando alla direzione nazionale del Pd. Riferendosi al documento dei 75, Serracchiani, che è segretario regionale del Pd in Friuli Venezia Giulia, ha sostenuto che ”e’ stato il sintomo di un malessere trascurato, un’azione sbagliata seguita da una reazione sbagliata, e ora il segretario Bersani deve farsi carico di creare le condizioni perché il partito ritrovi armonia e fiducia in se stesso”.

Per Serracchiani, ”quello che è successo ha aperto ferite, ma non può essere sottovalutato o liquidato, perchè tutti, a cominciare dal segretario – ha aggiunto – dobbiamo sapere che difficilmente avremo prove d’appello. Da qui in avanti pensiamo solo a risalire la china, anche sotto il profilo organizzativo, ad esempio convocando e informando i segretari regionali nei momenti di crisi”.

”Abbiamo dato uno spettacolo triste – ha sottolineato Serrachiani – con i dirigenti che si parlano per via di comunicati stampa e i militanti disorientati a guardare il loro partito che si sfarina; dovremmo invece sempre pensare alle ricadute sui territori, anche perché forse c’è più Pd nei nostri militanti ed elettori che nei palazzi di Roma”.

”Qua fuori – ha concluso Serracchiani – c’è un Paese in balia di forze pericolose e disgregatrici, e non vinciamo la nostra sfida parlando solo di noi stessi ma definendo un progetto chiaro per l’alternativa”.

Uno “dei 76” vota per Bersani, è la senatrice Biondelli. Uno dei 76 firmatari del documento Veltroni-Fioroni-Gentiloni ha votato la relazione di Pier Luigi Bersani. E’ la senatrice Franca Biondelli, come lei stessa conferma al telefono. ”Avevo firmato il documento di Fioroni, Veltroni e Gentiloni – ha spiegato Biondelli – e non ho ritirata la firma, perche’ lo condivido. Ma oggi il segretario ha fatto un’apertura molto democratica e quindi condivisibile. Non c’e’ nessun ripensamento da parte mia, ma il segretario ha cercato di accogliere le problematiche che avevamo sollevato, e non capisco perche’ non avrei dovuto condividere la sua relazione. Ho firmato in piena liberta’ il documento, e ho votato oggi con lo stese spirito”.

Lei ora si sente ancora nell’area dei 76, o meno, domanda il cronista: ”io ero in Area Democratica – ha risposto la senatrice – ed ho intenzione di rimanervi. Il Documento indica alcune criticita’ che i nostri elettori sentono e che talvolta il partito ignora, e’ un pungolo a partito. Io sono in Area Democratica perche’ ho appoggiato Franceschini alle primarie, Bersani e’ oggi il mio segretario, ma l’amicizia e il rispetto che ho per FIoroni e’ chiara”, conclude la parlamentare.

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Emiliano Condò