Il Pdl risponde a Bersani. Bondi: “Non può dire no alle riforme”

Il ministro Roberto Calderoli

Gli esponenti del Pdl rispondono a Pier Luigi Bersani, secondo il quale “è impossibile” parlare di riforme con questa maggioranza. Secondo il ministro della Semplificazione Normativa Roberto Calderoli saranno i numeri in Parlamento a stabilire se le riforme si potranno fare oppure no: «Restano tutti i problemi del cammino riformista e quindi, dopo il chiarimento che c’è stato nella Direzione del Pdl, la verifica va fatta con i numeri e con i fatti in Parlamento. Se ci sono i numeri, rimbocchiamoci le maniche e partiamo alla carica con le riforme».

Il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi “rimprovera” il Partito Democratico di non voler dialogare per trovare riforme condivise: «Come può un grande partito di opposizione come il Pd, che si propone nel futuro di diventare forza di governo, respingere la possibilità di un lavoro comune sulle riforme istituzionali prima ancora di verificarne l’effettiva possibilità e ignorando in tal senso le chiare intenzioni pronunciate dal Presidente del Consiglio?»

Secondo Bondi «se le dichiarazioni di Bersani fossero ispirate ad una comprensibile prudenza di natura tattica ciò sarebbe del tutto comprensibile. Se invece ci trovassimo di fronte ad una vera e propria indisponibilità a discutere delle riforme sulla base della ricerca di una condivisione tra tutte le maggiori forze politiche del Paese, allora ci troveremmo di fronte alla rinuncia da parte del Pd di esercitare un ruolo politico attivo, responsabile e positivo, che influisca realmente sul futuro dell’Italia».

Più duro il commento di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Bersani ha la memoria corta. Evidentemente ha già dimenticato il fallimento del governo Prodi imploso addirittura dopo solo due anni. Ma ciò riguarda il passato. Per il resto egli mostra di non pensare certamente al confronto sulle riforme, ma piuttosto a costruire un cosiddetto “patto repubblicano” nuova versione del fronte popolare, aperto eventualmente a Fini. In sostanza, dopo averle perse, Bersani sta ancora in campagna elettorale, anzi l’ha ricominciata».

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Alberto Francavilla