Fabio Granata non fa retromarcia dopo aver attaccato il Pdl sulla questione della legalità e anzi apre un altro “fronte” all’interno del partito, quello della legalità: ”Non mi scuso per quello che ho detto e non posso tacere che nel Pdl c’è anche una questione morale”.
Intervistato da La Stampa, il vicepresidente della Commissione nazionale Antimafia ha ribadito che la propria posizione sulle stragi e più in generale sulla legalità, ”sono concetti e valori da sempre patrimonio della destra politica italiana”.
Secondo Granata non c’è ”nessuna tesi eversiva, ma la consapevolezza che su quella stagione bisogna ancora fare piena luce pretendendo verità e giustizia. Non furono solo stragi di mafia quelle di Falcone e Borsellino” e ”la ciclopica storia di depistaggio e insabbiamenti portata avanti con i primi processi che hanno visto protagonista quel pentito inquinato che corrisponde al nome di Vincenzo Scarantino dimostra che opera di deviazione vi fu e non fu farina del sacco di Cosa Nostra”.
Quanto alle dichiarazioni fatte su Mantovano che non concesse la protezione a Gaspare Spatuzza, Granata ha ribadito che il sottosegretario ”ha commesso un errore di valutazione”. Il finiano ha il sospetto che tutta la questione potrebbe essere il pretesto per mettere in difficoltà il presidente della Camera Fini ma se dovesse finire davanti ai Probiviri, vorrebbe che anche ”i Cosentino e i Verdini vengano processati dai giudici del partito”.