C’era, giuravano che c’era, la voglia e la necessità di una legge che punisse in maniera più dura e più chiara gli atti di violenza contro i gay, quella violenza che viene pudicamente e ipocritamente chiamata “omofobia”. Questa voglia e questa necessità, affermate da quasi tutti i partiti, si sono squagliate e dissolte alla Camera. È bastata una “questione pregiudiziale” posta dall’Udc per seppellire la legge con 285 voti a 222, 13 astenuti.
Voti che hanno stabilito che «l’omofobia si combatte con il controllo del territorio, educando al rispetto e dando risorse alle forze dell’ordine e non aggiungendo altre categorie di reato… discriminando indirettamente chi non vi rientra come le persone anziane, anche loro soggetti deboli spesso vittime di violenze…». Insomma una legge a tutela dei gay non serve perchè, questa è la logica, sarebbero tutelati di più dei vecchietti. Così hanno votato e voluto Pdl, Lega e Udc.
Per la legge si erano schierati il Pd e l’Idv. Ma con la ormai consueta confusione che ha portato ad una gestione parlamentare contraddittoria e quindi perdente. Al di là della confusa giornata parlamentare, prima un voto contro il rinvio in commissione, poi la bocciatura definitiva della legge, resta il comporsi di un blocco di centro destra di maggioranza che non ha voluto che gli omosessuali italiani acquisissero in quanto tali una protezione di legge. Non si è voluto riconoscere loro alcuno “status”, men che mai quello di una condizione sociale a rischio.