«Le questioni politiche e culturali sollevate da Gianfranco Fini non appartengono alla storia di An. Il testamento biologico, l’immigrazione, erano più un humus di Forza Italia» ma lo “strappo” di Fini indica che «il suo retroterra è cambiato». La pensa così il ministro delle Infrastrutture ed ex An Altero Matteoli che , in una intervista a Il Giornale, afferma che il presidente della Camera «è troppo intelligente per fare una fronda antiberlusconiana». Il suo obiettivo semmai è «storicizzare An, come con An ha storicizzato l’Msi e con l’Msi il fascismo».
Matteoli respinge anche l’idea del Pdl come un partito-caserma. «Ma quale caserma – afferma – la leadership di Berlusconi non è decisa per statuto ma dagli elettori» e chi non la accetta «è antidemocratico. Nessuno – aggiunge- ha preso i voti che ha conquistato Berlusconi: An era un partito del 14%. Il Pdl sfiora il 40%». Combattere il premier sarebbe inoltre, secondo il titolare delle Infrastrutture, senza senso. Se Fini dovesse mai prendere il suo posto sarebbe, spiega, «una vittoria di Pirro, un “muoia Sansone con tutti i filistei”».
Nel rapporto con gli alleati, Matteoli riconosce che la dichiarazione con cui ieri il presidente della Camera ha definito “stronzi” coloro che discriminano gli immigrati, non sia stata gradita alla Lega. «Prendiamo atto – osserva – che questo dibattito crea tensioni nella maggioranza».
