La tensione rimane alta all’interno del Pdl, dopo che è trapelata la notizia che i finiani potrebbero dar vita a un nuovo gruppo parlamentare. In un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera, il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha detto che «da tempo tra me e Fini c’è solo dibattito politico e non condividiamo gli stessi obiettivi».
«Io sono rimasto sulle posizioni che abbiamo sempre espresso – ha affermato Gasparri – lui, invece, è diventato un innovatore, ha cambiato idea su tante cose. Con pieno diritto» e aggiunge: «ma se un capo di partito cambia idea, dirigenti e militanti devono adeguarsi? Mi sembra uno scenario alla Orwell».
Gasparri mette in discussione anche la sostituzione degli uomini di An che oggi occupano il 30 per cento delle posizioni di rilievo nel Pdl e dice «nessuno detiene l’esclusiva del 30 per cento. In quella quota, stabilita alla fondazione del Pdl, sono comprese idee e uomini che furono di An». Di fronte alla necessità di fare un passo indietro, Gasparri si dice disponibile a cedere il posto di capogruppo del Pdl al Senato «per salvare la patria» e in ogni caso, è sicuro che verrebbe rieletto «con un plebiscito».
Il capogruppo del Pdl auspica che non ci siano scissioni all’interno del partito perchè se si consumasse la frattura tra i due cofondatori del partito si andrebbe alla crisi e alle elezioni, «e di solito chi crea rotture paga un prezzo pesante». Infine, Gasparri dà una lettura dei problemi tra Fini e Berlusconi spiegando che «i due sono molto differenti. Berlusconi tende a mescolare rapporti personali e rapporti politici. Fini è freddo e forse vive l’esperienza di presidente della Camera come limitativa».
Invece il 17 aprile il deputato Fabio Granata ha scatenato un’altra polemica intestina al partito: il parlamentare “finiano” avrebbe definito «pisciare fuori dal vaso» le parole di Schifani che ipotizzava il ricorso a elezioni anticipate. Granata ha poi smentito di aver pronunciato quelle parole, volgari nella forma ma azzeccate nella sostanza, perché il presidente del Senato, cioè colui che sostituirebbe presidente della Reppubblica in caso di morte o impedimento grave, non può dire delle approssimazioni simili, che costerebbero a uno studente la bocciatura all’esame di diritto pubblico. Nel frattempo erano già scattate le reazioni stizzite all’interno del partito.
«Prendo atto con stupore del bailamme suscitato – ha detto Granata dopo aver visto le reazioni – ma appare evidente dalla registrazione come mi sia limitato a rispondere solo con un sì ad una domanda ironica che il giornalista mi ha posto in relazione alle recenti esternazioni politiche di Schifani». Anche se quel “si”si legava ad una domanda che appariva «un’affermazione forte ed una similitudine poco appropriata».
Il primo a gridare allo scandalo era stato il segretario di presidenza del Senato del Pdl, Lucio Malan che senza mezzi termini ha giudicato il commento di Granata «di uno squallore indicibile. Verrebbe da dire che ciascuno fa i paragoni con ciò con cui ha più dimestichezza, ma non vorrei farlo in questo caso, per riguardo alla carica che egli ricopre e al fatto che è un collega di partito».
A chiedere immediate scuse era stato anche il Presidente della Commissione Parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, Enrico La Loggia, ma c’è addirittura chi invita Granata a lasciare il partito: la senatrice Simona Vicari ha infatti osservato che se «Granata pensa di formare altri gruppi al di fuori del Pdl per tenere sotto scacco la stagione delle riforme è meglio che faccia una sua naturale scelta: svolti a sinistra».
Più “istituzionale”, invece, è la reazione del presidente dei Senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che, senza fare nomi o riferimenti precisi si è limitato a ricordare via mail che «la volontà popolare non è uno scherzo» e che «Schifani la difende con parole chiare».