Dalle cronache di questi giorni più che di amarezze di una Mara Carfagna, distillata dell’incrocio tra Maria Goretti e Giovanna D’Arco, paladina della lotta tra il bene e il male, si deve parlare dello scontro tra due diversi gruppi di potere e di interesse, scatenato dalla prospettiva di una torta di appalti per i termovalorizzatori della Campania che vale 150 milioni di euro.
La cronaca di questa guerra della spazzatura viaggia sull’asse Roma-Salerno, passando per Napoli. Prima c’è stato l’epilogo del consiglio dei ministri sui termovalorizzatori, la scelta di Berlusconi per Nicola Cosentino, nemico della ministra.
Poi gli attacchi dei colleghi del partito, le tensioni nel Pdl e in Parlamento, da Cirielli alla lite con Alessandra Mussolini. Il disagio dell’ex soubrette diventata capo delle Pari opportunità passa per la questione campana, per la questione competenza per i termovalorizzatori, per il grosso disagio non prorio recente nel partito
L’ultimo “smacco”, almeno così lo ha visto lei, la Carfagna se l’è visto arrivare quando ha spinto perché le competenze sugli inceneritori non restassero alle Province e poi si è dovuta subire l’ira di Cirielli e Cesaro e soprattutto “un decreto che assegna sì i poteri commissariali al governatore Caldoro ma gli impone la collaborazione con le Province”, spiega il quotidiano la Città di Salerno.
«Aspetto che vi siano dichiarazioni ufficiali. Se quelle attribuitele fossero vere, esprimerei il mio rammarico per la sua decisione di lasciare il posto da ministro. In un momento così difficile per il premier sarebbe opportuno smorzare le polemiche, serrare i ranghi e lasciar perdere le amarezze personali come ho fatto io. Il mio ruolo sul termovalorizzatore è stato cristallino. Ho fatto il mio dovere, ho la coscienza a posto», ha detto Ciriello.
Poi è intervenuto lo stesso Caldoro a spiegare che il disagio c’era da prima: «Mara ha usato l’argomento dei termovalorizzatori, ma la questione di base è il noto disagio politico che prova, qui, nella sua regione». E chi c’è dietro tutto questo? Per molti l’indiziato numero uno è Italo Bocchino: è lui il nemico principe di Cosentino, lo stesso che intercettato parlava dei «I frocetti di Roma che non decideranno chi sarà il governatore», riferendosi probabilmente a Caldoro e allo stesso Bocchino.