ROMA – Per la prima volta tocca anche a loro, agli onorevoli. Dal 1 gennaio 2012 la pensione di deputati e senatori sarà conteggiata col sistema contributivo. Tra un mese insomma i parlamentari avranno una pensione “normale”, possibile anticamera di una riforma che potrebbe riguardare tutti i lavoratori, non solo i dipendenti, ma anche gli autonomi.
Nel pomeriggio di martedì c’è stato un incontro Fini-Schifani-Fornero. E i due presidenti delle Camere con la ministra del Welfare hanno messo a punto il cambiamento. Dal 1 gennaio prossimo per gli onorevoli sarà introdotto il sistema di calcolo contributivo. Sistema che investirà completamente i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo l’1 gennaio prossimo, ma le novità riguardano anche gli attuali. Per chi siede già in Parlamento è previsto il sistema pro rata, ossia un sistema misto che prevede il vitalizio fino a fine 2011 e il contributivo dal 2012.
E per chi ha terminato il mandato? Novità anche per loro: sempre dal 1 gennaio 2012 sarà possibile percepire il vitalizio non prima però del compimento dei 60 anni di età per chi ha esercitato il mandato per più di una intera legislatura, e al compimento dei 65 anni di età per chi abbia versato i contributi per una sola intera legislatura. Un cambiamento sostanziale quest’ultimo: sono circa duecento infatti i deputati che dovranno aspettare il compimento dei 65 anni per avere diritto alla pensione. Tra questi, secondo fonti della Camera, anche l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, che avrebbe potuto andare in pensione al compimento dei 50 anni, il 4 aprile 2013.
Contributivo, dunque. In altre parole la pensione la formi in base ai contributi versati, non in base allo stipendio percepito. E quanto versano i nostri onorevoli? Percentuali piuttosto ridotte rispetto a un comune dipendente. I regolamenti di Camera e Senato prevedono al momento, infatti, che i parlamentari versino mensilmente una quota pari all’8,6% della propria indennità (1.006,51 euro per i deputati e 1.032,51 euro per i senatori), che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi. I contributi previdenziali versati per un comune lavoratore dipendente ammontano al 33% della retribuzione lorda.