Forse per il Governatore, la Giunta e l’Assemblea regionale del Piemonte si rivoterà e forse no. In ogni caso, qualunque sia la decisione finale, questa dipenderà da solidi numeri agganciati a saldi e giusti principi. E questo grazie alla prima sentenza redatta dai giudici. Sentenza saggia e giusta, dove rispetto della legge e buon senso, legalità e volontà popolare trovano entrambe il corretto e doveroso spazio. Sentenza che la formula “ricorso accettato a metà” non spiega davvero, anzi in parte travisa. Va detto subito che è stata una sentenza giusta e insieme saggia, prima che si scateni l’inevitabile purtroppo danza di chiacchiere e grida, prima che la sinistra invochi e si ripari dietro l’urlo “Pasticcio” nel caso venga riconfermata l’elezione del leghista Cota o prima che la destra urli “Cavillo” nel caso si torni a votare.
Perchè la sentenza è giusta e saggia e cosa vuol dire ricontare, riesaminare qualche decina di migliaia di schede votate? Alle elezioni di marzo in Piemonte si sono presentate delle liste irregolari: firme inventate, procedure di legittimità ignorate. Erano liste, piccole liste che appoggiavano Cota. Quindi, applicando burocraticamente la legge, quei voti dovevano essere considerati non validi. Se così si fosse deciso Cota, eletto Governatore con neanche settemila voti di vantaggio sull’antagonista Bresso, sarebbe stato dichiarato decaduto. A quel punto o Bresso Governatore o nuove elezioni. In punta di legge e di regolamento era questo lo sbocco. Sbocco legale ma per nulla giusto.
Infatti, se così si fosse fatto, la volontà popolare, giustamente invocata da Cota come metro di giudizio, sarebbe stata ignorata e considerata irrilevante. Ma confermare Cota Governatore ignorando il dato di fatto di liste irregolari, anzi “imbrogliate”, sarebbe stato sfregio alla legge e non ad una leggeq ualsiasi, alla legge elettorale che sta lì a garanzia di tutti. Quindi non andava “punita” né la legge né la volontà popolare. Ed è qui appunto che la starda indicata risulta insieme saggia e giusta: non si annullano quelle schede, non si cancellano quei voti di cittadini in carne e ossa solo perchè apposti ed espressi a vantaggio di liste irregolari. Si va a vedere “dentro” quelle schede e quei voti. In ogni scheda c’era la doppia possibilità di votare per il partito, la lista. E per il Governatore. Là dove l’elettore chiaramente si è espresso, nella scheda in cui ha indicato Cota come Governatore, c’è una volontà popolare che fa premio sulla forma della legge. In quel caso la volontà dell’elettore è sostanza della legge. Se si è votato per Cota quella scheda è valida. Anche se porta il voto per una lista che a termini di legge non doveva esserci.
Se invece il voto per Cota non c’è e c’è solo la scelta per una lista che non ci doveva essere, allora quella scheda e quel voto non vanno ad aggiungersi al “monte” delle preferenze per Cota. Non è Salomone, non è tagliare con la spada il bambino conteso tra le due madri e non è neanche Ponzio Pilato che se ne lava le mani “accogliendo a metà” i ricorsi. E’ la giusta e saggia risposta. Che, se verrà adottata e accolta senza strepiti, illusioni e demagogia a pioggia, con tutta probabilità, probabilità matematica, porterà alla riconferma di Cota Governatore del Piemonte. Ha settemila voti di vantaggio, gli basta che il suo nome sia stato votato da meno della metà delle circa 15mila schede che verranno riesaminate.