ROMA – La scissione del Pd è già avvenuta e ora il partito si trova ad un bivio serio. Pierluigi Bersani, ex segretario del partito, lo ha dichiarato all’indomani della direzione Pd convocata da Matteo Renzi. L’ex premier ha dichiarato di essere contrario alla convocazione di un congresso prima del voto e spiega di non aspettarsi nulla da Renzi e chiede buonsenso, perché recuperare consensi non sarà facile una volta tradite le aspettative degli elettori.
Parlando del futuro del partito e della scissione, Bersani sottolinea di non sapere più se si parla di Pd o di “Pdr, partito di Renzi”:
“Qui non è questione di calendario del congresso, quella è una tecnica. Qui il problema è se siamo il Pd o il Pdr, il Partito di Renzi. Io da Renzi non mi aspetto nulla, ma chi ha buonsenso ce lo metta. Perché siamo a un bivio molto serio. La scissione è già avvenuta tra la nostra gente. E io mi chiedo come possiamo recuperare quella gente lì”.
Il canale per discutere, dice Bersani, esiste già ma il problema è la linea politica da correggere:
“Noi come ogni partito normale ce l’abbiamo un canale per discutere a fondo ed eventualmente correggere la linea politica o no? Di questo stiamo discutendo. Il calendario è una tecnica che può inibire ogni discussione vera. Chi ha buonsenso ce lo metta perché la questione è seria. Serve consapevolezza politica: da Renzi non me lo aspetto dopo averlo sentito ieri ma da quelli che stanno attorno a lui me l’aspetto”. Quindi Orlando o Franceschini? “Vediamo”.
Intanto la minoranza Pd potrebbe essere presente domenica prossima, il 19 febbraio, all’assemblea del partito convocata per avviare il congresso:
“Penso di sì. Ma non lo so, qui non s’è deciso niente. Stiamo aspettando di capire se c’è una qualche riflessione. Dobbiamo chiederci se e come recuperiamo una parte del nostro popolo. Io ieri in direzione ho visto solo dita negli occhi a questa gente. Non può essere. Ieri ho chiesto a Renzi di avere più umiltà”.
Bersani non vuole cadere nel ridicolo e all’ipotesi della convocazione di un congresso tra aprile e giugno replica:
“Io non ci cado nel ridicolo. Voglio capire se diamo un percorso ordinato e diciamo che si vota a scadenza legislatura salvo che arrivi un meteorite da Marte, ovviamente il congresso va fatto in tempi ordinari preparandolo per bene da qui a giugno, ci mettiamo alle spalle la legge elettorale in modo da capire la nostra proposta in quale contesto la mettiamo, facciamo le amministrative e prepariamo il congresso. Come? Ha detto bene Orlando, per esempio con una discussione preliminare di quadro e insieme discutendo con i mondi esterni perché il Pd non può essere autosufficiente”.
L’ex segretario del Pd ha sottolineato poi la necessità di non perdere il trneo delle elezioni:
“Se perdiamo questo treno nei prossimi anni andiamo incontro a un muro, a roba sgradevole in questo Paese. E vedere il Pd andare a fondo… Serve buonsenso o son problemi seri. Stiamo governando un Paese, uno dei più grandi Paesi dell’Occidente. Dobbiamo dire se garantiamo l’ordinario svolgimento della legislatura, se vogliamo correggere qualcosa delle politiche. Diciamo al Paese che si vota a scadenza”.
Bersani ha poi parlato dell’attuale premier, Paolo Gentiloni, di cui dice:
“Stiam parlando di far dimettere Gentiloni in streaming. Siamo un Paese di sessanta milioni di abitanti…ci vuole una bella motivazione che non sia la vignetta di Giannelli”.
E conclude parlando della legge elettorale e delle azioni del governo Renzi:
“Facciamo una manutenzione all’azione di governo: se non correggi i voucher arriva la destra e li fa lei, con la scuola abbiamo toppato, sulla finanza pubblica qualcosa bisogna fare e le tabelle non convincono. Lo hai capito o no? Renzi deve darmi la possibilità di discutere di questo”.