Da napoletano doc il cantante Pino Daniele lancia il suo j’accuse contro Roberto Saviano: «Hanno ammazzato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino perché erano vicini alla verità. Voi pensate che se Saviano fosse stato pericoloso non l’avrebbero già fatto fuori?».
Si è lasciato scappare la domanda alla conferenza stampa di presentazione del suo ultimo album, «Boogie Boogie Man». Poi si è risposto: «Evidentemente non è pericoloso come loro».
«Io non critico Saviano, anzi mi piace che fa queste cose, fa conoscere, educa. Io sono nato in mezzo alla camorra, l’ho vista da dentro, quando ero ragazzo ho capito cos’era e come scegliere di vivere. Conoscendo meglio il male lo si cura meglio. Il male non si cura con il male. Il cancro s’estirpa con l’educazione, l’informazione, con la conoscenza. Mi piace che Saviano faccia lezioni civili. È solo questione di mentalità…».
A Napoli però si ingrossa il partito degli anti-Saviano: da Marco Borriello, calciatore della Roma, il sociologo Alessandro Dal Lago e il jazzista Daniele Sepe. Quest’ultimo ha detto: «A Napoli la ricetta di Saviano è la stessa della destra di 40 anni fa, dei vecchietti dell’Msi. Non mi piace poi che pubblichi con Mondadori senza rendersi conto dei problemini con la legge che ha il suo editore. Le cose che lui dice per me sono disinformazione. Dà l’illusione alla gente che stare con un telecomando in mano su un divano sia combattere i clan. Non è cambiato molto da quando c’è Saviano. Invece va meglio da quando ci sono poliziotti bravi come Pisani… Ha ragione Pino: lui semplifica, è innocuo. È borghese nella mentalità».
Il filosofo Roberto Esposito invece difende l’autore di Gomorra: «Saviano è un’icona, e come ogni icona divide. In maniera radicale. Io personalmente mi sento dalla parte di Saviano, perché vedo una forte autenticità nei suoi atteggiamenti. Richiama gli italiani alla virtù politica del coraggio».