Da Menia a Barbareschi il neonato “Polo della Nazione” suscita dubbi tra i finiani. Il contenitore con Pier Ferdinando Casini non convince molti esponenti di Futuro e Libertà.
A chi piace la svolta verso il Terzo Polo con Rutelli e il leader Udc nel partito guidato da Gianfranco Fini? Come ricorda Fabio Martini su “La Stampa” già da qualche settimana i finiani avevano espresso qualche perplessità.
Roberto Menia ha commentato: «Avremo le mani totalmente libere, risponderemo alla nostra coscienza. Non siamo davanti al un terzo polo nato per fare la politica dei “due forni”, ma un’area di centrodestra che non si riconosce nella ricetta berlusconiana della guerra continua». Barbareschi ha aggiunto: «Non si può essere soltanto un agglomerato. Il Terzo Polo sarà veramente riformista come il Fli? Avrà una vera laicità? Bisognerà declinare tutti i temi ma in ogni caso penso sia difficile trovare posizioni comuni con Udc e Api su temi come il caso Englaro».
«Il Polo della Nazione può essere un’operazione strategicamente interessante per gli elettori, ma sol-tanto se non è un semplice cartello per andare alle elezioni, un’operazione di sopravvivenza di un ceto parlamentare finalizzata a creare qualche grattacapo a Berlùsconi. Se invece la riempi di contenuti, gli dai un’anima e ci credi, se ti poni in competizione con Pdl e Pd, il nuovo Polo può proporsi come il promotore di una rivoluzione moderata che cambia l’Italia», ha detto il professor Campi.