ROMA – Diremo addio al precariato? La proposta del governo Monti sarebbe di assumere i giovani con un contratto a tempo indeterminato, ma senza articolo 18: quindi niente reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa, ma solo un indennizzo.
E’ la linea Bce che il nostro Welfare avrebbe sposato, stando a quanto scrive Roberto Mania su Repubblica. Chi già lavora da anni dovrà stare tranquillo perché l’articolo 18 non dovrebbe essere toccato con il nuovo piano. Il risarcimento economico in caso di licenziamento crescerebbe di entità con l’anzianità di lavoro.
Come spiega Repubblica “resterebbe in ogni caso il divieto di licenziamenti discriminatori legati al sesso, alla religione, alla razza e così via. Con un articolo 18 dimezzato, le aziende non avrebbero più l’alibi secondo il quale non si può assumere perché poi sarebbe impossibile sciogliere il vincolo con il lavoratore”.
Questa strategia per sciogliere il nodo precari sarebbe di fatto la più vicina alla proposta di riforma del senatore del Pd Pietro Ichino, secondo cui L’articolo 18 si applicherebbe ”a tutti i nuovi rapporti di lavoro dipendente, in materia di licenziamenti discriminatori. La norma raddoppierebbe il campo di applicazione: oggi nell’area del lavoro precario non si applica. Per i licenziamenti da motivo economico od organizzativo, invece, il controllo giudiziale sul motivo stesso verrebbe sostituito dalla responsabilizzazione dell’impresa nel passaggio del lavoratore al nuovo posto”. ”Uno dei cardini della riforma – sottolinea Ichino – deve essere l’estensione a tutti del trattamento speciale di disoccupazione, pari all’80% dell’ultima retribuzione per il primo anno dopo il licenziamento. Per questo primo anno il trattamento completamente a carico dell’impresa sarebbe minimo: il 10% di differenza per arrivare al livello danese. Che aumenterebbe all’80% nel secondo anno, tutto a carico dell’impresa, ma solo se non sara’ riuscita a ricollocare il lavoratore entro il primo anno”.
“Affronteremo tutti i problemi. Anche quello della flessibilità in uscita. E vi sorprenderemo”, ha detto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera a Davos. Bisogna aspettare ancora, però: è previsto infatti per mercoledì l’incontro preliminare tra le parti sociali in vista del nuovo confronto con il ministro del Welfare, Elsa Fornero.
Potrebbe essere quindi forse giovedì 2 la data in cui le parti torneranno a sedersi al tavolo con il ministro per affrontare la riforma, ma in via Veneto ribadiscono che il lavoro va avanti ma che non è stata ancora ipotizzata la data della convocazione. Confermati invece i quattro tavoli su cui si articolera’ la trattativa: forme contrattuali, formazione, flessibilità e ammortizzatori sociali. E se, ribadiscono fonti sindacali, non ci sarà nessun nuovo documento prima di tornare a sedersi al tavolo con il ministro, indicazioni forti sono arrivate oggi sulle priorita’ su cui basare la riforma.
”Emergenza è la precarietà e se la parola riforma ha senso, da lì bisogna partire…” afferma la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che sottolinea la necessità di estendere la cassa integrazione. A chiarire è il segretario confederale, Fulvio Fammoni che mette l’accento su tre punti: ”un intervento urgente che tuteli l’occupazione almeno per tutto il 2012; un intervento contro questa proliferazione di lavoro precario con ammortizzatori sociali universali per tutti, basati su due pilastri fondamentali cioè la cassa integrazione e l’indennita’ di disoccupazione. In terzo luogo, puntare sullo sviluppo e sulla ripresa della produzione perché senza sviluppo non c’è occupazione”.
Una linea che trova d’accordo anche l’Ugl di Giovanni Centrella. Ed e’ anche un altro il punto su cui i sindacati concordano: sulla riforma del lavoro ci deve essere un vero confronto e non una semplice consultazione. ”Deve essere chiaro che una trattativa deve avere una ‘mission’: dobbiamo sapere se vogliamo fare un accordo o solo uno scambio di opinioni”, dice Luigi Angeletti (Uil). In compenso, spiega Raffaele Bonanni, ”la Cisl è per trovare una sintesi con una trattativa senza paletti, che privilegi una soluzione condivisa da tutte le parti sociali e dalla maggioranza parlamentare”.