“Premio Croce solo a marxisti e No Tav”: stupore e scandalo tra i liberali

“Premio Croce solo a marxisti e No Tav”: stupore e scandalo tra i liberali

ROMA – “Premio Croce solo a marxisti e No Tav”: stupore e scandalo tra i liberali. E’ giusto che il premio intitolato a Benedetto Croce sia assegnato invariabilmente a storici degni, a studi di valore ma che con il liberalismo non c’entrano nulla? Se lo chiede, retoricamente, Luigi Mascheroni su Il Giornale, dando conto delle, chiamiamole così, lamentazioni di storici e studiosi autenticamente liberali perlomeno stupito, quando non scandalizzati per questa “appropriazione indebita” culturale, come dimostra anche l’ultima edizione nella quale il vincito­re, autore del saggio “Dall’assassi­nio di Moro all’Italia di oggi” (Donzelli) è Guido Crainz, già dirigente di Lotta Continua e ascrivibile alla storiografia di sinistra. Come dire, annota il paradosso Mascheroni, che per vincere quel premio accademico, sia necessario “essere marxisti, o perlomeno gramsciani”.

Per quanto riguarda il passa­to, nel 2012 ha ricevuto il premio «Benedetto Croce» Ugo Mattei (consulente giuridico del Tea­tro Valle occupato a Roma, del movimento NO TAV in Val di Su­sa e «di molte iniziative del movi­mento che si oppone al neolibe­rismo », come recita il profilo Wikipedia); nel 2011 Salvatore Settis, nel 2010 lo storco marxi­sta Lucio Villari, e in precedenza l’economista socialista Paolo Sylos Labini e Giorgio Napolita­no, nel 2006, poco prima dell’ele­zione a presidente della Repub­blica.

L’ultima edizione a Pescasseroli (e l’ultimo premio) stavolta ha suscitato lo “stupore” di Dino Cofrancesco, storico delle Dottrine politiche e gran­de studioso del pensiero libera­le europeo che ha preso carta e penna per chiedere ragione a Natalino Irti, presidente della Giuria del premio, di come sia possibile che venga insignito del premio dedicato a Croce a uno storico «di parte» (e non liberale). Come dare il Premio Benjamin Constant a Fausto Bertinotti, ironizza non soddisfatto della precisazione, invero debole, che  “il premio non è assegnato dall’Isti­tuto, né in nome dell’Istituto, ma da una giuria variamente composta…”.

Scandalizzato, altro che stupito è Piero Ostellino, liberale e liberista senza se e senza ma, intervenuto nella controversia:

È l’en­nesima dimostrazione di quan­to il gramscismo abbia avuto successo, e continui ad averlo, in Italia. Politicamente il comu­nismo ha perso, ma il gramsci­smo ha trionfato culturalmen­te, conquistando tutte le case­matte della società civile… Co­me aveva previsto Gramsci nei suoi Quaderni .I “gramsciani”, anche se magari non sanno nep­pure di esserlo, sono ancora dap­pertutto: scuola, università, gior­nali, editoria. Ma ormai non mi stupisco più di nulla. Viviamo in un’Italia, a proposito di “liber­tà”, in cui se dici “Paese di mer­da” prendi mille euro di mul­ta…

 

 

Published by
Warsamé Dini Casali